Al voto sul terzo memorandum l'appoggio interno del principale partito si è ridotto a 118 deputati. L'ex ministro Varoufakis ha votato contro: "Nessun compromesso con il governo". Il premier ha intenzione di chiedere la fiducia dopo il 20 agosto
Passa, come ampiamente previsto, il terzo memorandum di sostegno alla Grecia, ma Tsipras perde altri pezzi in quella che è stata ribattezzata la faida tutta a sinistra tra ex compagni di partito. Ora si attende l’Eurogruppo che dovrà decidere su un accordo complessivo o su un finanziamento ponte di 6,06 miliardi di euro (in caso di mancato nullaosta tra i ministri delle finanze sul pacchetto di aiuti). Berlino caldeggia la prima ipotesi, così da guadagnare altro tempo in vista delle elezioni anticipate in Grecia.
La notte parlamentare ellenica è stata surreale. Prima le commissioni congiunte hanno dato l’ok al testo da votare, poi dopo nove ore di discussioni, tra ritardi e mille bizantinismi, ecco la conferenza dei capigruppo con la Presidente della Camera Zoì Kostantopoulou che proponeva di rimandare il voto a questa mattina alle 10. Infine l’accordo per la riapertura del Parlamento alle 2 del mattino con dichiarazioni di voto fiume e voto slittato alle 9. Il piano è stato votato da 222 deputati (lo zoccolo duro di Syriza più i 100 delle opposizioni socialisti-conservatori-centristi), mentre i no sono 64 (integralisti di Syriza, Alba dorata e comunisti del Kke) e gli astenuti 11. Contrari i 32 scissionisti di Syriza, pronti ad una nuova piattaforma partitica guidata da Kostantopoulou e Lafazanis, ma senza escludere la sorpresa Varoufakis, che quanto a esposizione mediatica garantirebbe un quid in più.
Ma la notizia post voto è che la maggioranza di governo viene di nuovo ferita (definitivamente?) dal voto al terzo protocollo, riducendosi a 118 deputati e con il rischio concreto che il governo possa per legge cadere, dopo la pausa ferragostana, essendo andato sotto quota 120. Per questo il premier è intenzionato a chiedere il voto di fiducia dopo il 20 agosto. Le perdite per il partito di governo ammontano a 43 unità (32 no e 11 astenuti) mentre in occasione della formazione dell’esecutivo Syriza-Anel l’esecutivo poteva contare su ben 162 deputati.
La tensione si è fatta altissima quando, dopo aver espresso i motivi del voto, Tsipras ha lasciato l’Aula poco prima che iniziasse la conta, come se avesse già sentore che per Syriza da domani si aprirà un’altra fase. Nelle sue parole tutta la sfida agli oppositori interni (“Non mi dispiace aver scelto un compromesso, anziché andare a sbattere sugli scogli”), e la certificazione di una resa dinanzi ai creditori (“abbiamo ottenuto una dolorosa scelta di responsabilità, ci ritiriamo, ma in piedi, accanto alla fossa dei leoni”) citando come plastica raffigurazione del compromesso, l’eroico ballo di Zalongou, significativo per le donne greche che, duecento anni fa per sfuggire agli stupri dei soldati turchi, si lanciarono nel vuoto dal monte Zalongos danzando e cantando. Mentre sopravvisse solo un bambino.
Tsipras fuori di metafora ha ribadito la sua intenzione di scontrarsi con le dinamiche interne, partitiche e oligarchiche, intervenendo sul disegno di legge per le licenze televisive e ha assicurato che questa legge arriverà presto ad un voto del Parlamento. Dopo le dichiarazioni di voto ecco spiccare la replica dell’ex ministro Yanis Varoufakis a cui il vicepresidente della Camera Mitropulos (lo stesso che ha fatto votare prima alcuni deputati che non potevano proprio perdere il volo di ritorno alla vigilia di ferragosto) ha tentato più volte di togliere la parola, finendo per concedergli solo un minuto.
L’estroso economista rivolgendosi al premier ha detto che il suo scranno è a disposizione di Tsipras, qualora ne faccia esplicita richiesta o semplicemente un cenno. Poi ha confermato la propria opposizione all’adozione del nuovo memorandum e ha difeso i suoi cinque mesi al governo, sottolineando di non aver tradito nessuno. “Nessun compromesso con il governo, così dobbiamo fare la sinistra”, la conclusione del suo intervento.
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