Scuola, in 71mila presentano domanda di assunzione. Resta lo spettro dell’esodo
Scongiurato il boicottaggio, il ministro Giannini si dice "molto soddisfatta". "La piattaforma ha funzionato perfettamente". In autunno la procedura di assegnazione dei 55mila posti di potenziamento. Che per molti significherà spostamenti, anche di centinaia di chilometri
Oltre 71mila domande per partecipare al piano straordinario di assunzioni varato dal governo. Alla fine la possibilità di ricevere il posto fisso atteso per anni ha prevalso nella maggior parte dei casi sul timore di una mobilità forzata e sull’irritazione di una riforma mal digerita. Niente boicottaggio, almeno non in forma massiccia: i docenti che hanno optato per la rinuncia non dovrebbero essere più di 20mila. Loro resteranno nella graduatorie, che come confermato dal Ministero negli ultimi giorni non potranno essere cancellate, ma verranno comunque svuotate in maniera significativa. Adesso la riforma va avanti con le nomine, dopo la pausa di ferragosto.
Venerdì 14 agosto alle ore 14 è scaduto il termine per fare domande di assunzione e partecipare alle fasi B e C del piano. A viale Trastevere sono arrivate esattamente 71.643 richieste. Un dato in linea con le previsioni (il Miur si aspettava tra le 60 e le 80mila domande), salutato con soddisfazione dal ministro Stefania Giannini: “La piattaforma ha funzionato perfettamente e i candidati hanno capito l’importanza di partecipare per la loro vita e per quella della scuola”. Ce n’è abbastanza per coprire i 55mila posti di potenziamento messi a bando dalla riforma e scongiurare il rischio di boicottaggio. Certo, non tutti i docenti sono stati convinti dalla proposta del governo: a rinunciare sono stati circa in 20mila, considerando una platea potenziale di 90mila aventi diritto. Ai 134mila iscritti nelle Graduatorie ad Esaurimento e in quelle di Merito dell’ultimo concorso vanno infatti sottratti i 29mila precari già assunti nel corso della “Fase zero” e della “Fase A” (sui posti vacanti e disponibili), e buona parte degli insegnanti della scuola dell’infanzia (per i quali la stabilizzazione è solo rimandata).
Chi ha scelto di non partecipare aspetterà di essere chiamato nei prossimi anni nella propria provincia. Ma si tratta di una percentuale limitata che non compromette il progetto di svuotamento delle graduatorie: chi ha presentato domanda, infatti, non avrà più la possibilità di rinunciare, pena la cancellazione dalle liste (come del resto in caso di nomina ordinaria da scorrimento). Ancora presto, comunque, per verificare l’effettiva proporzione del fenomeno di “mobilità forzata” previsto dalla riforma. Dopo la pausa di ferragosto, si attiverà la procedura a livello centrale e periferico per assegnare i docenti alle loro scuole. Prima, però, già a inizio settembre, toccherà ai docenti della Fase B, che ridistribuisce i posti residui delle prime due fasi (16mila circa) e coinvolgerà soprattutto gli idonei dell’ultimo concorso, rientrati solo all’ultimo nel piano della riforma.
Per i 55mila posti di potenziamento bisognerà aspettare l’autunno. Nella prima parte di ottobre le scuole dovranno comunicare al Miur le proprie richieste per costituire i nuovi organici funzionali. A quel punto sarà possibile capire quanti e dove saranno i posti a disposizione e assegnare i docenti. Le nomine arriveranno entro novembre
e in molti casi saranno solo “giuridiche” (entreranno in vigore a partire dal 2016). E alcuni per accettarla dovranno spostarsi, anche di centinaia di chilometri. Ma la scelta dei 71mila precari che hanno presentato domanda ormai è fatta.