“La città olimpica ideale”. Con questa etichetta – coniata dal sindaco Eric Garcetti – Los Angeles si prepara a schierarsi ai nastri di partenza della corsa per aggiudicarsi i Giochi del 2024. Spaventando Parigi, fin qui considerata dai più la favorita, e soprattutto Roma, che puntava al ruolo di sfidante di successo e invece rischia di finire subito fuori gara. La città californiana ha dalla sua l’entusiasmo della popolazione, la tradizione olimpica delle due edizioni organizzate con successo (nel 1932 e nel 1984), tutta una serie di impianti già pronti e collaudati che rendono credibile la sua proposta. Oltre al peso economico e politico degli Stati Uniti.
Una fonte di preoccupazione non da poco per l’Italia (o almeno per chi tifa per Roma 2024). Il Coni aveva salutato con favore l’improvvida candidatura di Boston, centro con grande tradizione sportiva (si pensi alla maratona), ma poco appeal internazionale e soprattutto una forte resistenza interna. Una scelta sbagliata ed abortita dopo pochi mesi: le proteste della cittadinanza hanno avuto la meglio e hanno portato il sindaco Marty Walsh a non firmare il documento di sostegno alla candidatura. Il passo indietro è arrivato così presto da permettere agli Usa di avere il tempo per trovare un’alternativa. Ed ecco tornare Los Angeles, scartata a sorpresa nella prima selezione.
In California sono convinti di poter ospitare la manifestazione per la terza volta, eguagliando lo storico primato di Londra. Il piano è già pronto: budget da 4,5 miliardi di dollari, spiccioli in confronto agli oltre 15 miliardi spesi per l’edizione 2012 (e inferiori anche ai 6-7 miliardi di euro che progetta di spendere l’Italia). La popolazione è a larga maggioranza favorevole. Così il sindaco Garcetti, che non esclude che la cifra possa magari lievitare nei prossimi anni (ipotesi che ha scoraggiato Boston), ma si dice convinto di poterla coprire con entrate private (vendita di biglietti e diritti tv, sponsor), e soprattutto di limitarla al massimo sfruttando gli impianti già esistenti. Tanto da chiudere il saldo dell’evento in attivo.
Los Angeles riparte dai Giochi del 1984. La prima edizione di vero successo economico della storia olimpica (anche una delle ultime, perché da Barcellona ’92 in poi la tendenza è stata solo negativa, con il punto più basso del disastro di Atene 2004). È qui che nasce il business dei diritti televisivi, e – nonostante il boicottaggio sovietico – la manifestazione lasciò in eredità alla contea un utile record di 230 milioni. Di quell’esperienza resta vivo il ricordo, l’insegnamento ma anche tante strutture che il comitato organizzatore punta a rimodernare per il 2024. Niente spese folli, niente cattedrali del deserto. La cerimonia di apertura potrebbe tenersi ancora nel Memorial Coliseum che ha già ospitato quelle del ’32 e dell’84. E l’idea stuzzica il Cio è il suo presidente Thomas Bach, che per la prossima edizione ha lanciato il progetto dei “Giochi low cost“, per invertire la tendenza che sta trasformando le Olimpiadi in una manifestazione da ricchi.
La candidatura non è ancora ufficiale. La fase di presentazione si chiude il 15 settembre e in ballo ci sono anche Washington e San Francisco, ma a questo punto Los Angeles pare nettamente favorita. E, dopo aver superato la concorrenza interna, potrebbe vincere anche quella esterna. L’unico handicap è la figuraccia di Boston, che rischia di penalizzare a livello internazionale la proposta americana. Presto, però, gli Usa potrebbero avere una candidatura molto forte, ben ancorata nel passato e proiettata nel futuro. E per Parigi, Roma, Amburgo e Budapest non è una buona notizia.