Riassumiamo un attimo le notizie drammatiche e tutte negative sulla gestione complessiva dei rifiuti in Italia, apparse in questi giorni in modo apparentemente non collegato tra loro:
- scelta del governo di costruire altri tossici quanto apparentemente inutili inceneritori;
- diffusione a livello nazionale del sistema roghi rifiuti speciali e pneumatici , sino a ieri tutto e solo campano, al fine di moltiplicare per molti zeri i costi di gestione dei rifiuti speciali tossici come le ceneri, per smaltire correttamente le quali non ci sono sufficienti impianti in Italia e in Campania;
- smaltimento legale e controllato nullo di rifiuti tossici come l’amianto in regioni come la Lombardia. In Campania denunciamo zero impianti per tale smaltimento e affidiamo la sola raccolta dell’amianto a ditte condannate persino in cassazione per smaltimento illegale di rifiuti speciali;
Tutte queste notizie convergono su un unico punto: esiste una mala gestione complessiva del 76% dei rifiuti prodotti in Italia, cioè i rifiuti speciali, industriali e tossici, di cui ancora nè la politica ma soprattutto chi ha le competenze e la responsabilità di farlo cioè la medicina Pubblica e la scuola di Igiene e tossicologia industriale si guarda bene persino dall’alzare il livello di attenzione!
Questa mala gestione complessiva è espressione speculare della attività industriale che non tende affatto a “rifiuti zero” e tantomeno alla realizzazione della auspicata “economia circolare” basata sul riciclo delle materie prime seconde, ma è obbligata conseguenza, affidata di norma alle stesse ditte che si aggiudicano la gestione ordinaria dei rifiuti urbani (il solo 24% del problema) delle attività economiche del nostro Paese. Paese europeo con la massima evasione fiscale delle attività produttive, con una media del 30% nazionale con punte sino al 47% in Campania.
E’ facile osservare come il “segreto di Pulcinella” della richiesta del governo di nuovi quanto apparentemente inutili inceneritori, se ci limitassimo ai soli rifiuti urbani, come declarato da tutte le Regioni scavalcate dal provvedimento governativo, discende dalle solite parole aggiunte “rifiuti urbani ed assimilabili” in base alle quali già si è materializzato, per esempio ad Acerra, il maxi regalo alle società di gestione come la A2a con gli incentivi CIP6 destinate elle energie rinnovabili e “assimilabili” come non si sa perché, l’incenerimento tossico, sistematico e soprattutto trentennale di preziose materie prime seconde.
Il vero problema, che nessuno vuole decidersi ad affrontare “de visu”, a cominciare dalle associazioni ambientaliste , dai governi locali ma soprattutto dalle competenti Accademie come Igiene e tossicologia industriale, è dato dal non volere deciderci ad affrontare il problema gestione rifiuti (speciali e urbani) come un unico grande problema di corretta gestione, dando priorità ai rifiuti speciali, e non certo agli urbani, laddove esiste un problema oggettivo e gravissimo di salute pubblica in regioni come la Campania e la Lombardia (Acerra e Brescia sorelle di Italia!). E, in Campania registriamo zero impianti intraregionali per lo smaltimento dell’amianto ma situazioni di disastro ambientale dichiarato come ad Avellino (Isochimica) e nei quartieri della zona ovest di Napoli (zone ex Italsider, quartieri Soccavo Fuorigrotta Pianura).
Il sistema dei roghi di rifiuti speciali come pneumatici accumulati è un “vecchio” sistema “campano” ormai scientificamente realizzato da molti decenni, e vede roghi di migliaia di tonnellate di rifiuti speciali sempre negli stessi punti (zona Napoli est, Marcianise zona industriale, Battipaglia zona industriale) e sempre con le stesse ormai scientifiche modalità che sono state “esportate” in tutta Italia. Si fa così: si crea una discarica abusiva su un terreno privato di rifiuti speciali come ad esempio pneumatici; si procede a una denuncia anonima della discarica abusiva che viene quindi sequestrata con multa al privato ma affidamento e custodia alla locale prefettura; una volta affidata alla responsabilità pubblica della locale prefettura, si attua il maxi incendio di rifiuti speciali che serve spesso ad eliminare anche altre attività illecite e/o in regime di evasione fiscale, vedi ad esempio ultimo coinvolgimento nei maxi roghi anche dei depositi di importatori cinesi a Napoli est .
La conseguenza ultima risulta quella di avere eliminato prove di attività manifatturiere varie in regime di evasione fiscale, nonché di avere creato un lucrosissimo affare di caratterizzazione e gestione di ceneri di rifiuti che verrà prima o poi smaltito a spese dello Stato e non dei privati che avevano importato il materiale legalmente in regione.
Ne conseguono profitti eccezionali per le ditte incaricate delle caratterizzazioni, del trasporto e della smaltimento di norma extraregionale se non extranazionale, proprio per le gravissime carenze nazionali e regionali di tali impianti, ( che per inciso pare vogliono aprirsi sempre e solo ad Acerra in Campania!) con prezzi sino a 1500 euro a tonnellata rispetto al massimo che si poteva ricavare all’inizio pari a non piu’ di 140 180 euro a tonnellata.
Sono anni che, anche attraverso lo spazio blog che mi ha concesso Il Fatto, cerco di indirizzare correttamente tutti, sia l’informazione pubblica ma soprattutto le competenti accademie mediche nonché la preziosa associazione Isde medici per l’ambiente a centrare studi, osservazioni e quindi informazione ed interventi prioritari in primis di trasparente tracciabilità del 76% dei rifiuti, cioè i rifiuti speciali, industriali e tossici per i quali lo Stato Italiano, esplicitamente ormai, ha fatto una precisa scelta gestionale: indurre al massimo di raccolta differenziata per i rifiuti urbani (24%) i cittadini italiani , magari sino ed oltre il 70% come nel nord ma anche in Campania (Salerno), al solo scopo di scaricare sulle tasche e la salute dei cittadini quanto più possibile lo smaltimento dei rifiuti speciali cosiddetti “assimilabili” a quelli urbani (esempio, imballaggi, polistirolo e cartoni) non solo allo scopo di mantenere al massimo guadagno ed incentivi alle ditte di gestione di riferimento (Hera, A2a, ecc) ma per “dare una mano” grazie alla gestione, di solito comune sia, dei rifiuti urbani e speciali da parte delle ditte di smaltimento aggiudicatarie delle gare, attraverso lo smaltimento sovrapposto ai rifiuti urbani, di competenza e responsabilità pubbliche pagate con tasse e tariffe dai cittadini, della maggior quota possibile delle attività manifatturiere in regime di evasione fiscale che producono la maggiore quantità di rifiuti speciali “assimilabili “ agli urbani da destinare ad un trentennale incenerimento, anziché al riciclo, con buona pace non solo delle tasche ma anche della salute di tutti gli italiani.