Anniversario del bombardamento atomico a Hiroshima e NagasakiGrido. Davanti ai miei occhi, una luce brilla nel cielo di Hiroshima. Lenta come se fosse un sogno, la luce si propaga, piano piano. D’un tratto la velocità aumenta. Ma poi di nuovo, come a frazionare ogni singolo attimo, la luce avanza lenta, esitante. E all’improvviso invade il suolo. In un momento il suolo appare completamente trasformato. Adesso, però, sono le case a crollare piano piano, una dopo l’altra alla velocità dei sogni.

Riconosciuto in patria come il più bravo, tra gli scrittori giapponesi, a descrivere l’angosciante esperienza atomica, Hara Tamiki arriva in Italia con quello che è probabilmente il suo testo più riuscito, Il paese dei desideri (Atmosphere Libri, traduzione di Gala Maria Follaco). Si tratta di una serie di racconti, scritti e pubblicati tra il 1949 e il 1951, imperniati del dramma della bomba nucleare. Sono testi struggenti, che delineano il disagio psicologico dell’autore, che è disagio di un intero popolo, incapace di tornare a una normale quotidianità, devastato da ansia, paranoia, incubi, dolori fisici e morali che paiono eterni.

Hara Tamiki è un autore che porta in sé l’avvento del disastro, e questo da molto tempo prima che gli americani sganciassero “Little Boy” su Hiroshima. Già nel 1932, nel periodo post universitario, aveva tentato il suicidio per una delusione d’amore. Nel 1939 viene diagnosticata a sua moglie, Sadae, una malattia incurabile: da qui nasce il senso di perdita che caratterizza tutta la sua opera. Nel 1944 Saade muore e Hara Tamiki ritorna a Hiroshima, sua città natale, dove il 6 agosto 1945 vivrà quello che è dramma totale di un’intera nazione. La sua diventa letteratura dell’atomica a tutti gli effetti. Una letteratura di un superstite costretto a cercare nei ricordi, a dilaniarsi di mancanza e malinconia, a sopravvivere alla perdita, tutti temi ritrovabili ne Il paese dei desideri. Quando nel 1951 gli giunge voce di un possibile nuovo sgancio di un ordigno nucleare sulla Corea decide di cedere alla seduzione della morte, gettandosi sotto un treno, lasciando questi racconti come testamento.

Trafiggetemi, trafiggetemi con quella stessa serenità. Trafiggetemi con le illusioni. Trafiggetemi con le profondità della vita. Trafiggetemi, trafiggetemi, trafiggetemi con tutto ciò che può trafiggermi. Con un solo lamento, trafiggetemi. Con infiniti lamenti, trafiggetemi. Lamenti, lamenti, attraversatemi. Attraversatemi, perché non ho un posto verso cui fare ritorno. Trafiggetemi, perché appartengo a un mondo abbandonato da tutti. Domattina il sole sorgerà di nuovo, fioriranno i boccioli sulla terra, domattina i passeri cinquetteranno con il loro timbro squillante. O terra, continua a colmare i cuori della tua bellezza. Domattina me ne andrò e porterò con me la mia commozione.

Sempre per Atmosphere Libri è uscito un altra raccolta di racconti di un autore giapponese, Hamao Shirō, si tratta de Il discepolo del demonio (traduzione di Francesco Vitucci), quattro storie ambientate nel Giappone degli anni Trenta che immergono le proprie radici nella tradizione della letteratura poliziesca per descrivere, e denunciare, il sistema processuale, incapace, molto spesso, di distinguere tra colpevolezza e innocenza. Hamao Shirō grazie al suo passato di avvocato e procuratore ha la capacità di attingere dalla sua esperienza diretta e di mettere in campo personaggi credibili e di imbastire storie vere, reali, supportando il tutto con una scrittura elegante e al contempo accessibile a tutti.

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