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Presto i giornalisti e le loro fonti potrebbero finire in guai seri se rivelano qualcosa che le aziende vogliono mantenere segreto.

È l’obiettivo della Direttiva sul segreto aziendale che se approvata metterebbe definitivamente a tacere quei pochi giornalisti d’inchiesta che ancora rimangono nel nostro paese e in Europa.

A lanciare l’allarme in Francia è stata “la Milena Gabanelli d’oltralpe“: la giornalista Elise Lucet a capo di “Cash Investigation” trasmissione d’inchiesta di successo sulla tv pubblica francese.

A giugno ha lanciato una petizione indirizzata al Parlamento Europeo per denunciarne gli effetti nefasti e chiederne il ritiro e in pochi giorni questa ha superato le 100,000 firme arrivando dopo due mesi (in pieno periodo estivo) ad oltre 400,000 sottoscrizioni. Tra questi l’appoggio di tanti giornalisti d’inchiesta francesi come il noto Edwy Plenel del sito di informazione Mediapart, informatori del calibro di Hervé Falciani, europarlamentari come l’ex giudice Eva Joly e Ong come Reporters sans Frontières.

In Italia, a parte qualche irriducibile M5s come l’europarlamentare Dario Tamburrano che l’ha denunciata dalle pagine del suo blog, la notizia è praticamente passata sotto silenzio. Eppure, se questa venisse approvata, le conseguenze sarebbero catastrofiche per la libertà di informazione.

Con questa direttiva non avremmo mai sentito parlare dello scandalo finanziario Luxleaks o dei pesticidi di Monsanto così come di tanti altri scandali venuti alla luce grazie a giornalisti e informatori coraggiosi. Sotto il cappello di “segreto aziendale” potrebbero andare informazioni di interesse pubblico che nessun giornalista potrà più rivelare e se decidesse di farlo rischierebbe il carcere oltre ad una maxi multa di svariati milioni di euro.

Il timore è proprio quello che le grandi aziende e multinazionali possano usare questo testo per evitare di far uscire allo scoperto delle informazioni “scomode” ma di interesse pubblico. Tale timore è confermato dal fatto che gli unici ad essere stati consultati sono stati proprio i rappresentanti delle lobby industriali mentre i rappresentanti della stampa, gli informatori e le Ong sono stati esclusi.

Il caso di Antoine Deltour, giornalista che rischia il carcere in Lussemburgo per aver denunciato lo scandalo LuxLeaks è l’esempio di ciò che potrebbe avvenire su scala europea.

I veri giornalisti e i tanti cittadini che non vogliono un’informazione che si limiti al copia/incolla dei comunicati stampa delle aziende perché ritengono, come disse George Orwell che “il giornalismo consiste nel pubblicare ciò che gli altri non vorrebbero vedere pubblicato” hanno seri motivi per mobilitarsi contro questa proposta liberticida firmando la petizione.

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