Mille volontari, persone imputate di reati minori (punibili con pena fino a quattro anni), senza precedenti penali. Sono il piccolo esercito di volontari che il comune di Genova a settembre si appresta ad impiegare come forza ausiliaria, senza stipendio, per compiere una serie di lavori di utilità sociale: falciare l’erba nei parchi, ripulire le strade, riparare gli argini dei rivi, assistere gli anziani negli ospizi, servire nelle mense, operare come ausiliari nelle biblioteche pubbliche. La legge recita che “la prestazione è svolta con modalità che non pregiudichino le esigenze di lavoro, di studio, di famiglia e di salute dell’imputato e la sua durata giornaliera non può superare le otto ore” .
“Già da alcuni mesi abbiamo avviato contatti con i vertici del tribunale e con i vari settori del Comune per dare un’organizzazione ad un istituto che stimiamo possa voler dire per noi la gestione di circa un migliaio di lavoratori socialmente utili”, dice a Repubblica l’assessore alla legalità, Elena Fiorini. Sono infatti in via di definizione delle griglie che raccoglieranno a blocchi gli imputati a seconda delle rispettive capacità ed esperienza lavorative pregresse: un idraulico non sarà messo a falciare l’erba nei prati ma curerà l’efficienza degli scarichi di una scuola. E un falegname opererà per sistemare i mobili di un convitto non per aggiustare gli argini di un torrente. E così via. Unico problema, ancora una volta, i quattrini. Per legge infatti i lavoratori, ancorché volontari e non retribuiti, debbono essere coperti da una assicurazione contro gli infortuni sul lavoro. Il costo è di 70 euro a persona ogni due settimane, con versamenti a favore dell’Inail, l’istituto delle assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro. I soldi non li ha il Comune e non li hanno gli imputati-lavoratori che quasi sempre versano in condizioni economiche precarie e non potrebbero sostenere neppure un minimo esborso di denaro. La soluzione è stata individuata nella Cassa depositi e prestiti alla quale si pensa di chiedere di finanziare i versamenti all’Inail. Resta aperto il problema del rimborso, perché il denaro sarà anticipato non versato a fondo perduto. Toccherà alla fine dei giochi al comune, che non naviga nell’oro, fare fronte alla spesa?
La nuova normativa della messa in prova per i maggiorenni è stata introdotta lo scorso anno, non soltanto per fornire una alternativa relativamente indolore al carcere a beneficio di persone incensurate. Ma soprattutto per alleggerire il peso delle cause nei tribunali, oberati di fascicoli. Naturalmente gli effetti concreti dovranno essere misurati nel tempo e saranno le statistiche a dire tra qualche tempo se la soluzione individuata dal legislatore funziona davvero. I giudici infatti sono tenuti a controllare l’effettivo svolgimento del lavoro e alla fine del ciclo eventualmente dichiarano chiuso il processo. In caso di fallimento della messa in prova, ovviamente la persona torna imputata e affronta il dibattimento e il processo nei termini normali previsti dalla legge.
A palazzo Tursi l’idea di compensare i tanti “buchi” nello svolgimento normale delle attività istituzionali ha suggerito di estendere ai migranti che si dichiarino disponibili uno schema analogo a quello della messa in prova. Del migliaio di profughi ospitati in vari centri di accoglienza della città, gestiti da autorità pubbliche e religiose, circa seicento hanno firmato un documento per dichiararsi disponibili a svolgere lavoro volontario e gratuito a favore della collettività genovese che li ospita. Il progetto coinvolgerà nove municipi e partirà dal Municipio centro est – che ha votato una mozione in questo senso – e dal Municipio Levante che ha raggiunto un accordo con la cooperativa sociale la Comunità. Le squadre dei volontari (dieci persone al massimo) si dedicheranno a lavori di manutenzione di parchi e giardini e anche a lavori di manutenzione di alcuni alloggi di proprietà di Arte l’ex Istituto Autonomo case popolari, abbandonati al degrado per mancanza di fondi. Si comincerà con alcuni appartamenti al quartiere Diamante, a Bolzaneto in Valpolcevera. Imbiancatura delle pareti e cambio delle serrature per impedire intrusioni illegali.