L’algoritmo di Google, ovvero la formula che il principale motore di ricerca usa per scegliere l’ordine in cui mostrarti i risultati di una ricerca, influenza l’esito delle elezioni politiche. A rivelarlo è uno studio di Robert Epstein, psicologo dell’American Institute for Behavioral Research and Technology e del suo collega Ronald Robertson.
Quando uno dei milioni di indecisi (la maggior parte degli aventi diritto al voto lo sono) digita il nome di un candidato su Google, vede immediatamente comparire articoli e fatti su quel candidato. Ecco che inizia a diventare un elettore informato. In Italia il 22,6% della popolazione si informa di politica su Internet.
Lo studio di cui parliamo rivela però l’influenza dell’algoritmo di Google su questo modo di informarsi: l’ordine dei risultati della ricerca, la classifica di storie positive o negative sullo schermo, può avere una grande influenza sul modo di votare. E se l’elezione è abbastanza vicina, l’effetto potrebbe essere abbastanza profondo da cambiare il risultato. Più il margine è ridotto, più il potere di Google è determinante.
Alterando artificialmente i risultati di Google delle ricerche sui candidati, i ricercatori hanno potuto alterare il giudizio del campione di indecisi che si è prestato all’esperimento.
Ora, questi sono i fatti. Il compito dei comunicatori politici come me è quello di capire quali prospettive apre tutto questo nella comunicazione politica moderna e trovare soluzioni per trasformare questo dato in opportunità (o, in alcuni casi, per limitare i danni). C’è chi lo fa in modo etico, per far emergere i reali meriti di un candidato e chi, come in ogni ambito, può farlo a scopo manipolatorio. I procedimenti sono simili in entrambi i casi.
La prima cosa da vedere è cosa esce dalla ricerca del nome del politico che si supporta.
La seconda è sapere cosa piace a Google, al fine di darglielo per influenzare l’elenco dei risultati delle ricerche.
I blog importanti, come quello di Grillo, usciranno sempre per primi se si cerca lui o il M5S. Per i partiti che non hanno investito sulla rete e per i singoli politici è diverso. Se sei il candidato di un grande partito per un’elezione importante, l’apparato ti metterà a disposizione budget e risorse per creare anzitempo un buon sito e blog collegati.
Se hai poco tempo e soldi e se non sei il candidato principale del tuo schieramento, hai comunque una possibilità.
Il ruolo di Facebook sui risultati di Google è spesso sovrastimato. In realtà Google non privilegia le pagine Facebook, nonostante l’importanza del social network. Tuttavia se la pagina del politico è particolarmente attiva e frequentata, allora uscirà comunque come primo o secondo risultato. Lavorare bene sulla propria pagina Facebook garantirà un certo controllo sulle informazioni al proprio riguardo.
Altro elemento importante e relativamente gestibile è Wikipedia. L’enciclopedia libera piace molto a Google, che piazzerà la voce sul politico ai primi posti. È importante dunque aprire la propria voce su Wikipedia, qualora non esistesse già, o controllare che quella esistente sia completa ma soprattutto non riporti inesattezze. Se sei un politico dal passato non proprio limpido, Wikipedia non sarà il tuo miglior alleato.
Veniamo alla terza voce, purtroppo più manipolabile di Wikipedia: i giornali online. La maggior parte dei risultati relativi ad un politico su Google corrispondono alle notizie che lo riguardano.
Una buona comunicazione, che direziona il proprio messaggio, darà ai media un numero di notizie positive maggiore che se si lasciasse tutto al caso. Fra i primi risultati di Google compaiono le ultime notizie più rilevanti (quindi non le ultime in ordine cronologico, ma quello che hanno generato più dibattito negli ultimi giorni). Anche in questo caso il bilancio della propria immagine dipenderà da quello che si è fatto, dalle proprie azioni. Informare i media su esse riempirà quello spazio con dati positivi. Questo è uno degli aspetti più importanti della comunicazione politica.
Quindi, la rete può influenzare il voto, ma influenzare la rete è molto meno semplice di quanto lo sia coi media tradizionali. Anche se si hanno milioni a disposizione.
L’unico modo per avere una buona reputazione online è quello di avere una buona reputazione offline.
Un buon comunicatore può assicurarti che le tue azioni siano conosciute e godano di buona visibilità, inoltre può monitorare la rete affinché non girino falsità sul tuo conto. Il politico dovrebbe limitarsi a non commettere reati o fare festini a base di coca ed escort. Se hai la coscienza a posto Google può essere un’opportunità, non una minaccia.