Il tribunale di Milano dà ragione al pm sul piccolo Achille, partorito dalla ragazza condannata a 14 anni con il compagno - e padre del piccolo - Alexander Boettcher. Ma consente alla madre una breve visita quotidiana. I genitori di lei: "Felicissimi"
Ha dato alla luce suo figlio, Achille, nella notte tra il 14 e il 15 agosto. Poi il bambino è stato allontanato: lei lo ha riconosciuto, ma non l’ha mai visto. Oggi, dopo sette ore di camera di consiglio, i giudici del Tribunale dei minori di Milano con un provvedimento provvisorio e urgente hanno deciso che Martina Levato – condannata a 14 anni insieme ad Alexander Boettcher, compagno e padre del piccolo, per avere sfigurato con l’acido l’ex fidanzato Pietro Barbini – potrà vedere il neonato una volta al giorno.
Allo stesso tempo, però, il tribunale, come richiesto dal pm dei minori Annamaria Fiorillo, ha avviato procedura di adottabilità. Su questo, però, sarà necessario un periodo di istruttoria per arrivare a una sentenza finale. Nel frattempo il piccolo – che in serata ha incontrato per la prima volta la madre – verrà affidato al Comune di riferimento (Milano) con la nomina di un tutore legale in attesa di una decisione sull’affidamento.
Levato potrà vedere il figlio soltanto ad alcune condizioni: una volta al giorno e per un incontro di “durata contenuta”, con l’esclusione dell’allattamento e insieme a un assistente sociale. Secondo l’avvocato Stefano De Cesare, legale della 23enne, quando verrà dimessa dalla clinica Mangiagalli dovrebbe essere portata all’Icam, istituto per detenute madri con figli, assieme al piccolo, come stabilito dal gip di Milano su richiesta del pm Marcello Musso. I genitori della donna si dicono “felicissimi” e, per voce del loro legale Laura Cossar, spiegano di essere “abbastanza soddisfatti” del provvedimento, che reputano “sobrio, equilibrato e motivato”. E ora anche loro potranno vedere una volta al giorno il nipote in orari ospedalieri.
Ma se la madre ha riconosciuto il bambino, non è ancora avvenuto lo stesso per il padre. Secondo quanto riferisce il suo legale, Alessandra Silvestri, oggi Boettcher ha scritto una lettera dal carcere al garante dei detenuti, al sindaco Giuliano Pisapia e all’amministrazione comunale perché finora non è stato in grado di firmare i relativi documenti, nonostante il nullaosta arrivato dal tribunale di Milano glielo permettesse. E questo, secondo la ricostruzione dell’avvocato, deriva dal fatto che il riconoscimento da parte di Martina Levato, e l’indicazione del padre, ha reso “non più necessario”, secondo le attuali procedure burocratiche, che il messo comunale portasse la documentazione in carcere. Il riconoscimento, tuttavia, permetterebbe a Boettcher di entrare nel procedimento di adottabilità del bambino.