L’ultimo a trionfare in pista era stato lo sconfitto. Ma solo per questioni anagrafiche, essendo più giovane di sette anni. Oggi, però, sul gradino più alto sale Sebastian Coe, eletto nuovo presidente della Iaaf, la federazione internazionale di atletica leggera. Mentre Sergey Bubka resta vice-presidente. Lo scontro tra due miti dell’atletica negli Anni Ottanta e Novanta va all’ex mezzofondista inglese.
Centoquindici voti per il campione olimpico di Mosca ’80 e Los Angeles ‘84, novantadue per il re del salto con l’asta. L’elezione – scontata – arriva a 24 anni esatti dal record del miglio stabilito da Coe il 19 agosto 1981, poi perso e riconquistato in appena una settimana. Uno dei dodici primati mondiali firmati nel corso della sua carriera di atleta, a cui è seguita quella politica (è stato deputato alla Camera dei Comuni per il Partito conservatore) e dalla presidenza del Comitato organizzatore delle Olimpiadi di Londra 2012.
Ora arriva la sfida più difficile, alla quale – al di là della rivalità nelle urne – approccia quasi in tandem con Bubka, che strategicamente si era candidato anche per la vicepresidenza ricevendo 187 voti. I programmi del resto non erano molto dissimili. E ruotavano attorno alla questione doping, cruciale dopo gli scandali veri o presunti che continuano a infestare l’atletica negli ultimi anni, rinsaldati dalle inchieste del Sunday Times e della tv tedesca Ard che nelle scorse settimane hanno lanciato pesanti accuse anche verso la federazione internazionale.
È stato molto diverso l’approccio, semmai, verso il voto. Coe ha confermato la sua passione per il fondo percorrendo quattro volte il giro del mondo (700mila chilometri) dal momento in cui ha annunciato la sua candidatura. Ha voluto incontrare tutte le federazioni nazionali per spiegare in quale direzione ha intenzione di portare l’atletica. E anche se ha bocciato le inchieste giornalistiche sul doping (“Le considero un attacco al mio sport in un momento di difficoltà”, ha detto), ha subito annunciato la creazione di una commissione etica interna e di un’autorità indipendente che si occuperà dell’antidoping: “Chi bara riceverà tolleranza zero. Al momento ci sono troppe lacune che colmeremo”.
Grandi annunci cui dovranno seguire i fatti. Tra le promesse anche lo stanziamento di 100mila dollari in ogni quadriennio olimpico per ogni Federazione al fine di incentivare la formazione dei giovani atleti e il profondo cambiamento dei calendari con l’introduzione di più competizioni su strada per avvicinare i tifosi alla regina delle discipline dei Giochi.
“Vedo un’atletica in crescita e più forte nel futuro”, ha commentato Bubka, che resta vice-presidente della Iaaf. Mentre il boss uscente, il senegalese Lamine Diack, numero uno da sedici anni, si è detto contento dell’elezione di “un uomo che ha dedicato la sua vita allo sport”. E che nei prossimi anni sarà sempre più coinvolto poiché diventerà membro del Comitato olimpico internazionale e quindi si ritroverà a dover esprimere il proprio parere anche sulla sede dei Giochi 2024, l’edizione alla quale sono candidate forti Los Angeles e Roma.
Restano sullo sfondo alcuni conflitti di interessi, rispediti al mittente da Coe. Ad iniziare dal rapporto di advisor con la Nike, ruolo che ricopre da 27 anni: “Sono presidente del Comitato olimpico britannico che ha Adidas come sponsor e all’olimpiade la situazione era simile. Nessuno si è lamentato. Dov’è, quindi, il problema?”.