Il gip di Roma ha accolto la richiesta della procura guidata da Giuseppe Pignatone, rinviando a giudizio con rito immediato 34 persone. Il procedimento è stato unificato alla prima operazione su Terra di Mezzo e il dibattimento inizierà il prossimo 5 novembre: alla sbarra 59 indagati
Sarà un Maxi processo quello che andrà in onda davanti al tribunale di Roma dal prossimo 5 novembre. Il gip capitolino ha infatti accolto la richiesta della procura guidata da Giuseppe Pignatone, rinviando a giudizio con rito immediato 34 persone coinvolte nella seconda tranche dell’inchiesta su Mafia capitale.
Il procedimento è stato unificato alla prima operazione su Terra di Mezzo, quella a dicembre aveva fatto aprire le porte del carcere al terrorista nero Massimo Carminati e al ras delle cooperative romane Salvatore Buzzi, considerati il vertice dell’organizzazione criminale. Buzzi e Carminati erano stati già rinviati a giudizio il 30 maggio scorso, insieme ad un’altra trentina di indagati. Adesso saranno gli imputati principali del Maxi processo a Mafia capitale si svolgerà davanti ai giudici della X sezione penale e vedrà alla sbarra in totale 59 persone. Il rinvio a giudizio è arrivato anche per l’ex capogruppo di Forza Italia al consiglio regionale, Luca Gramazio, e l’ex presidente del consiglio comunale di Roma, Mirko Coratti del Pd.
A processo anche i consiglieri comunali Massimo Caprari e Giordano Tredicine, l’ex presidente del Municipio di Ostia Andrea Tassone, Guido Magrini, direttore del dipartimento delle Politiche Sociali della regione Lazio, l’ex assessore comunale Daniele Ozzimo. Compariranno davanti ai giudici anche l’imprenditore Daniele Pulcini e i dirigenti della cooperativa La Cascina Francesco Ferrara, Salvatore Menolascina, Carmelo Parabita e Domenico Cammisa.Tutti gli imputati sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, estorsione, riciclaggio e usura.
Dopo la prima operazione del dicembre del 2014, i pm guidati da Pignatone avevano dato vita ad una seconda fase dell’indagine, culminata con gli arresti del 4 giugno scorso, che aveva fatto luce sul business agli immigrati e sugli affari illeciti nel mondo dell’accoglienza degli uomini legati a Mafia capitale. È il momento in cui l’indagine si focalizza su Buzzi, descritto dal gip come “riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”.
L’inchiesta su Mafia capitale, però, potrebbe non essere ancora conclusa: da settimane infatti Luca Odevaine, l’uomo dell’organizzazione nel mondo dell’immigrazione, ha deciso di rispondere alle domande dai magistrati e i suoi verbali sono stati subito secretati. I pm, invece, non si sono fatti convincere dal tentativo di collaborare di Buzzi, che interrogato per cinque volte in carcere, non ha convinto gli inquirenti. “Per la scarsa plausibilità logica della ricostruzione dei rapporti con Alemanno, delle erogazioni nei suoi confronti di utilità economiche che non avrebbero avuto ragione se non in forza di un’esplicitazione di un accordo corruttivo”, scrivono i pm aggiungendo anche che c’è un evidente “contrasto con alcune conversazioni intercettate nella ricostruzione dei suoi rapporti con Carminati”. Buzzi non è credibile anche per le versioni sui rapporti e gli interventi minacciosi nei confronti di Riccardo Mancini e per la scarsa plausibilità logica dei rapporti con la criminalità calabrese”.