Alcuni ricerche condotte nell’Università del Massachusetts hanno permesso di scoprire che le sostanze chimiche derivate da estratti del frutto potrebbe uccidere selettivamente le cellule tumorali
In futuro farmaci con estratti di mirtillo rosso potrebbero aiutare a combattere i tumori, in particolare quello al colon. Questo frutto è stato spesso indicato come un’arma contro le infezioni del tratto urinario, ma il loro utilizzo potrebbe andare ben oltre. Alcuni ricercatori hanno somministrato gli estratti di mirtillo a topi con tumore del colon e hanno scoperto che i tumori diminuivano in termini di dimensioni e numero.
I risultati dello studio saranno presentati al 250esimo meeting nazionale dell’American Chemical Society (Acs), la più grande società scientifica del mondo, in corso a Boston. Secondo l’American Cancer Society, un americano su 20 svilupperà il cancro al colon in qualche momento della sua vita. Sebbene siano stati compiuti progressi sulla individuazione e il trattamento, questo tipo di tumore rimane la seconda causa di decesso per cancro negli Usa. Alcuni ricerche condotte nell’Università del Massachusetts hanno permesso di scoprire che le sostanze chimiche derivate da estratti di mirtillo potrebbe uccidere selettivamente le cellule tumorali del colon in test di laboratorio. Successivamente si è passati ai test animali, ottenendo la conferma sperata. La quantità utilizzata sui topi è stata l’equivalente di una tazza al giorno di mirtilli rossi che un uomo potrebbe prendere. I ricercatori peraltro nutrono dei dubbi che la stessa quantità possa essere somministrata in forma di succo di frutta, mancando in questo caso alcune sostanze contenute nella buccia.
Un altro studio invece sostiene che l’aspirina riduce il rischio di cancro del colon e del retto nelle persone obese che soffrono di sindrome di Lynch, patologia che predispone a questo tipo di tumore: il 50% dei malati, infatti, ne soffre. L’indicazione arriva da una ricerca internazionale pubblicata sul Journal of Clinical Oncology realizzata in 16 Paesi su 937 pazienti con sindrome di Lynch e seguiti per 10 anni.
Ai partecipanti allo studio – non tutti obesi – divisi in due gruppi, sono stati somministrati 600 mg di aspirina al giorno, in due compresse, oppure un placebo. I risultati hanno dimostrato che gli obesi, nel gruppo placebo, avevano un rischio di tumore dell’intestino di 2,75 volte superiore. Ma nel gruppo che aveva usato l’aspirina il rischio risultava simile. Secondo i ricercatori questa ricerca conferma il dato che un accumulo di ‘spie’ d’infiammazione è legato ad un maggior rischio di tumore: l’obesità, dunque, intensifica la risposta infiammatoria dell’organismo. Ma l’aspirina sembra neutralizzare il processo. Per capirne di più sarà realizzato un nuovo studio su tremila partecipanti per testare gli effetti di diverse dosi di aspirina. Ma intanto i ricercatori sconsigliano di assumere aspirina senza consultare il medico, ricordando che i dati di letteratura indicano un rischio accresciuto di ulcere ed emorragie digestive in alcune persone.