Il sistema fognario mandato in "overflow" dagli acquazzoni dei giorni scorsi. E così le acqua nere in sovraccarico finiscono direttamente in mare. E non va meglio nei comuni limitrofi
Il mare di Sorrento lo avevamo lasciato nell’agosto dell’anno scorso così: con pannolini, assorbenti e residui di ogni tipo a galleggiare, ma almeno ‘balneabile’. Quest’anno le cose vanno anche peggio: il sindaco Giuseppe Cuomo nella giornata del 18 agosto ha dovuto firmare un’ordinanza che vieta di fare il bagno tra Marina Piccola e la Villa Pompeiana, in pratica il tratto di costa degli stabilimenti balneari. Ordinanza che si aggiunge al divieto già in atto da giugno a Marina Grande. Il perché è evidente nella foto scattata l’11 agosto scorso e tratta dalla pagina Facebook de ‘La Grande Onda’, un gruppo di discussione sul pessimo stato delle acque sorrentine.
Le analisi dell’Arpac hanno poi confermato quel che si intuisce a occhio nudo: livelli di enterococchi intestinali e di escherichia coli ben oltre i limiti di legge. Nell’acqua del mare di Sorrento – conferma il sindaco nell’ordinanza (leggi il pdf), finiscono “consistenti sversamenti di materia fecale”. Quel colore marrone delle acque dipende dal pessimo funzionamento del sistema fognario. Che va in tilt durante l’estate, quando la costiera sorrentina si affolla di turisti e di proprietari di seconde case, e soprattutto durante gli acquazzoni. In pratica le fogne ogni tanto ‘scoppiano’, perché sottodimensionate rispetto alla popolazione reale, e non riescono a convogliare tutti i liquami verso il depuratore di Marina Grande.
Sul fronte delle proposte, un blog di informazione curato dal giornalista Vincenzo Califano, politicainpenisola.it, segnala che i 4 comuni della costiera sorrentina – Meta, Piano di Sorrento, Sorrento e Sant’Agnello – potrebbero disporre di 13 milioni di euro di fondi comunitari stanziati nel 2003 per un progetto denominato “Costa Sicura”. Fondi che in origine dovevano essere impiegati per la messa in sicurezza dei costoni che sovrastano le spiagge e gli stabilimenti balneari, mai utilizzati, che potrebbero essere riconvertiti nell’ammodernamento del sistema fognario “per affrontare di petto – spiega Califano – quella che sta diventando una vera e propria emergenza ambientale e sanitaria”.