Cosa vogliono dire i testi delle canzoni di Franco Battiato? Negli anni, nei decenni, in moltissimi si sono posti questa domanda, spesso però senza venirne a capo. Oggi sveliamo alcuni dei riferimenti filosofico-letterari fondamentali per comprendere frasi o interi periodi dei suoi brani altrimenti indecifrabili. Lo facciamo partendo dall’inizio, ovvero dai dischi L’era del Cinghiale Bianco (EMI, 1979) e Patriots (EMI, 1980).
Nel brano che dà il nome al primo dei due album si fa riferimento a un periodo storico leggendario, a un’età dell’oro degli antichi popoli celti di periodo pre-romano: l’era della conoscenza spirituale incarnata dal suo stesso simbolo, il cinghiale bianco. Sempre in questo stesso disco, nel brano appena successivo, Magic Shop, ascoltiamo le parole “una signora vende corpi astrali”, di che si tratta? Non senza una certa ironia e denunciando al contempo un consumismo irto di contraddizioni, Battiato tira in ballo il corpo astrale, ossia, secondo G.I.Gurdjieff, un “corpo (…) composto da elementi del mondo planetario” e che “può sopravvivere alla morte del corpo fisico”. Insomma, una sorta di secondo corpo (l’anima) in una scala che contempla il corpo fisico, quello astrale, quello mentale e, infine, il corpo causale.
Andando ancora oltre, è il brano numero cinque de L’Era del Cinghiale Bianco a celare, dietro al suo stesso titolo, un intero mondo letterario: quello di René Guénon e del suo libro Il Re del Mondo, che dà il titolo al brano in questione. Chi è questo fantomatico ‘Re del Mondo’ che nel brano di Battiato “ci tiene prigioniero il cuore”? Come leggiamo nell’omonimo libro dell’esoterista francese, il titolo di ‘Re del Mondo’ serve a “designare il capo della gerarchia iniziatica” (…) attribuito propriamente a Manu, il Legislatore primordiale e universale il cui nome si ritrova, sotto forme diverse, presso numerosi popoli antichi; ricordiamo soltanto (…) il Mina o Menes degli Egizi, il Menew dei Celti e il Minosse dei Greci”.
Immediatamente successivo a L’Era del Cinghiale Bianco è Patriots, album nel quale i messaggi in codice si infittiscono facendosi tuttavia più sottili, meno espliciti. Proviamo a individuarne qualcuno. Il brano Prospettiva Nevski si chiude con la frase “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”, che, senza toppa difficoltà ma solo per chi crede, come Battiato, nella reincarnazione, potrebbe indicare la possibilità di una nuova vitaoltre la morte, una nuova esistenza a cui solo la morte, se e solo se adeguatamente preparata, può traghettare. Nel brano Arabian Song il cantautore siciliano intona invece una sorta di frase in codice, apparentemente inspiegabile eppure dal senso molto preciso: “La mia parte assente si identificava con l’umidità”. Quello a cui Battiato si riferisce in questa circostanza è il concetto di “identificazione”, colonna portante di tutta la psicologia e l’insegnamento gurdieffiani: “L’uomo – come leggiamo nel libro Frammenti di un insegnamento sconosciuto di P.D.Ouspensky – è sempre in stato di identificazione, ciò che cambia è solo l’oggetto della sua identificazione. L’uomo si identifica con un piccolo problema che trova sul suo cammino e dimentica completamente i grandi scopi che si proponeva (…) Si identifica con una emozione, con un rumore, e dimentica gli altri suoi sentimenti più profondi”.
Del brano Frammenti è invece la frase “Che gran comodità le segretarie che parlano più lingue”, periodo che, a tutta prima, non darebbe modo di pensare a nulla di particolare, presentando invece una delle figure chiave degli insegnamenti di Quarta Via: la segretaria. Chi è e quale funzione ha questa figura nei gruppi gurdjieffiani? La segretaria, o anche dattilografa, è quella figura che G.I.Gurdjieff utilizza per descrivere l’“apparato formatore”, una parte dell’essere umano che il filosofo armeno paragona a un ufficio: “L’ufficio è il nostro apparato formatore, mentre la segretaria è la nostra educazione, con le sue concezioni automatiche, le sue formule ristrette, con le teorie e le opinioni che si sono formate in noi”. Da qui, da questa ristrettezza di formule e opinioni, la necessità di una segretaria che parli più lingue, in grado cioè di recepire e codificare meglio e più velocemente tutti gli stimoli e le sollecitazioni provenienti tanto dall’esterno quanto dal nostro mondo interiore.