Pur di ottenere la salvezza e rimanere in serie B hanno corrotto i calciatori avversari comprando cinque partite. Alla fine però la Lega Pro per il Catania calcio è arrivata lo stesso. È questa infatti la pena inflitta alla squadra etnea dal tribunale federale della Figc nel processo sportivo di primo grado nato dall’inchiesta della procura etnea sul calcioscommesse. La squadra rossoazzurra è stata retrocessa in Lega Pro e 12 punti di penalizzazione. Al Catania è stata inoltre inflitta anche un’ammenda di 150mila euro. Cinque anni di inibizione e multa di 300mila euro all’ex presidente del club etneo, Antonino Pulvirenti. Di fatto accolte e leggermente inasprite, quindi, le richieste del procuratore Palazzi che aveva chiesto per la società catanese la retrocessione e 5 punti di penalità. Una pena giudicata da più parti troppo lieve, visto che il Catania calcio sarebbe retrocesso se non avesse comprato le cinque partite che lo stesso Pulvirenti ha ammesso di aver truccato. Proprio il ruolo dell’ex patron della società, tuttavia, è stato giudicato determinante, dopo che il fondatore di Windjet ha scelto di collaborare con la giustizia sportiva e ha ammesso di avere pagato 100mila euro per comprare cinque partite.
Il tribunale federale ha punito anche il Teramo e il Savona con la retrocessione in serie D, senza punti di penalizzazione. Le due squadre erano accusate di avere combinato l’ultima partita della scorsa stagione di Lega Pro, finita con la vittoria per gli abruzzesi (2-0) e la loro promozione in serie B. L’accusa aveva chiesto retrocessione in serie D e -20 punti per il Teramo, retrocessione in D e -10 punti per il Savona. Esclusione, infine, dal campionato di competenza per il Brindisi.
Quelli di Catania, Teramo e Savona non sono però casi isolati di irregolarità nel mondo del calcio. Anzi, secondo il presidente del tribunale federale Sergio Artico, mai come in questo momento ci sono stati molteplici punti di contatto tra le associazioni criminali e i campionati italiani di calcio. “Il Mondo di mezzo della criminalità organizzata ha contaminato il mondo del calcio e “nonostante il ripetersi ciclico di fatti di illecito sportivo, mai così tanto il sistema è apparso vulnerabile”scrive il presidente del tribunale federale Sergio Artico, nelle motivazioni della sentenza, citando l’inchiesta della procura di Roma su Mafia capitale. “In tale articolato contesto probatorio – continua Artico – nessuna rilevanza neppure minima assumono eventuali ricostruzioni alternative dei fatti e segnatamente del contenuto delle conversazioni intercettate. Al contrario, proprio il linguaggio criptico utilizzato appare sintomatico di comportamenti e modalità tipiche della criminalità organizzata, di quel ‘mondo di mezzo’ che mai avrebbe dovuto penetrare e contaminare l’ambiente dello sport che – giova ribadirlo – fonda la sua stessa esistenza sui valori della probità e della correttezza”.
Per Artico, il continuo ripetersi di casi di illeciti nel mondo del calcio è stato fermato solo dall’intervento dalla magistratura e mai da azioni di prevenzione della Lega o degli altri enti dirigenziali. “Sia consentito al riguardo amaramente osservare che nonostante il ripetersi ciclico di fatti di illecito sportivo, mai così tanto il sistema è apparso vulnerabile al punto che senza l’intervento del magistrato penale nessuno strumento dell’ordinamento sportivo sarebbe risultato adeguato a reprimere comportamenti di siffatta intensità criminale, tantomeno a prevenirli”, aggiunge il presidente del Tribunale federale, che cita in particolare una conversazione “davvero indicativa della potenzialità illecita del fenomeno, nella quale Pulvirenti afferma che ‘vincerà il prossimo campionato di serie B in quanto ha inquadrato come funziona“.