Le bombe sono esplose vicino al palazzo della Sicurezza nazionale e di un tribunale nel distretto di Shubra El-Kheima, nel governatorato di Qalyubiyya, a nord della capitale. I miliziani: "Tutti coloro le cui mani si sono macchiate del sangue, in particolare di mujaheddin, dovranno attendere il loro turno e aspettarsi il peggio"
“Grazie a Dio i soldati del Califfato sono riusciti a raggiungere la sede della Sicurezza nazionale nel cuore del Cairo con una autobomba parcheggiata nei pressi dell’edificio”: con queste parole l’Isis ha rivendicato gli attentati del Cairo che hanno provocato 29 feriti, tra cui 6 poliziotti. Secondo la tv di Stato sono esplose tre bombe vicino al palazzo della Sicurezza nazionale e a un tribunale nel distretto di Shubra El-Kheima, nel governatorato di Qalyubiyya, a nord del Cairo. Il ministero dell’Interno ha fatto sapere di una autobomba lasciata esplodere da un assalitore che poi sarebbe fuggito con una motocicletta. Il mezzo è stato fatto saltare con un telecomando a distanza. L’esplosione, scrive l’agenzia Mena, è stata violenta tanto da provocare un cratere sulla strada e crepe sullo stesso edificio. L’Isis ha rivendicato l’attentato parlando di vendetta. “Questa operazione è la vendetta per i nostri fratelli e tutti i martiri musulmani” hanno affermato i jihadisti. “Tutti coloro le cui mani si sono macchiate del sangue, in particolare di mujaheddin, dovranno attendere il loro turno e aspettarsi il peggio”.
Nell’edificio della sicurezza nazionale erano state installate da qualche giorno delle telecamere di sorveglianza, che potrebbero fornire indizi circa l’identità dei responsabili dell’attacco ha detto il governatore di Qaliobiya, Mohamed Abdel Zaher, intervenuto sul luogo dell’attacco. L’attentato era stato rivendicato su Facebook anche da un gruppo black bloc egiziano che aveva scritto: “In nome di Allah misericordioso, annunciamo la nostra piena e completa responsabilità per le esplosioni verificatesi poche ore fa”. Secondo l’Huffington Post, gli attentatori farebbero parte di un gruppo di ultras che partecipò alle proteste di massa contro il governo che portarono nel 2013 alla destituzione di Mohammed Morsi, l’allora presidente islamico.
L’attentato, in ogni caso, arriva a pochi giorni dalla ratifica da parte del presidente Abdel Fattah al-Sisi della nuova legge antiterrorismo. Si tratta di un provvedimento che inasprisce le pene per reati legati al terrorismo e prevede l’istituzione di tribunali speciali per fronteggiare gli attentati che continuano a scuotere il Paese.