Il capo storico cacciato dal partito che ha fondato e guidato per decenni. E' questa la decisione del comitato esecutivo del Fn dopo oltre tre ore di discussione. E' l'ultimo capitolo della lotta interna tra il vecchio leader e chi ne ha preso il posto
Jean-Marie Le Pen cacciato dal partito che ha fondato e guidato per decenni. E’ questa la decisione del comitato esecutivo del Front National (Fn) dopo oltre tre ore di discussione. Nonostante l’assenza della figlia Marine, attuale presidente del FN e principale sostenitrice del suo allontanamento, e del suo braccio destro Florian Philippot, il comitato ha votato a “maggioranza sufficiente” per l’espulsione, precisando che le motivazioni precise saranno notificate nei prossimi giorni all’interessato. La sanzione però potrebbe non mettere la parola fine allo scontro familiare in seno alla formazione di estrema destra, dato che ancora prima che arrivasse il verdetto l’avvocato di Jean-Marie Le Pen aveva annunciato di essere pronto a fare di nuovo ricorso contro un’eventuale decisione sfavorevole.
D’altra parte, i due precedenti passaggi davanti al giudice hanno marcato altrettante vittorie per lo scomodo patriarca della famiglia Le Pen, seppur per motivi formali e non di sostanza. Il tribunale di Nanterre ha infatti ordinato l’annullamento prima della sua sospensione, per un “vizio di forma” nella stesura del provvedimento, e poi l’assemblea virtuale dei militanti chiamata a ratificare la cancellazione dagli statuti del Fn della sua carica, quella di presidente onorario. Pare quindi destinata a prolungarsi ulteriormente lo scontro tra padre e figlia, i cui rapporti sono diventati sempre più tesi negli ultimi due anni, arrivando alla rottura definitiva dopo una provocatoria intervista di Jean-Marie Le Pen a un periodico di estrema destra.
In quell’occasione, il leader ormai ultraottantenne, secondo alcuni ansioso di ritrovare visibilità a scapito della figlia, si era lasciato andare a una serie di frasi negazioniste tipiche del suo repertorio, dalla definizione delle camere a gas come “dettaglio della storia” all’invito a non giudicare troppo severamente il regime collaborazionista del maresciallo Petain. Parole inaccettabili per Marine Le Pen, da anni impegnata nella ‘normalizzazione’ della reputazione del suo partito, trasformandolo da terzo incomodo ad alternativa concreta al tradizionale bipolarismo del sistema transalpino. In questo contesto, una semplice dichiarazione per dissociarsi dalla posizione del padre non era più sufficiente per la nuova leader del Fn: bisognava fare in modo che Le Pen senior non potesse più parlare a nome del partito, prima levandogli la carica di presidente onorario e poi allontanandolo del tutto. Operazione rivelatasi più ostica del previsto.