Decisamente intelligente l’idea di annunciare un “masterplan” per il Mezzogiorno. Sì, perché se avessero parlato di un “piano generale”, la chiarissima locuzione italiana corrispondente, qualcuno, a queste latitudini, avrebbe potuto domandarsi: perché un progetto ancora non l’avevate predisposto? Non lo state già attuando? Aspettavate Saviano e i suoi piagnistei? Osservazione legittima, avanzata anche da Andrea Del Monaco sulla Gazzetta del Mezzoggiorno. “Quando il premier annuncia un Master plan sul Sud – scrive Del Monaco – ammette un’assenza grave: il governo, dopo 18 mesi dal suo insediamento, non ha ancora un progetto sul sistema produttivo e infrastrutturale italiano”. Nelle more, non ci resta che constatare che la questione meridionale non va certo in ferie, né nella forma, né nella sostanza.
C’è stata un’alluvione in Calabria. Eppure, il giorno successivo, sulle prime pagine dei grandi quotidiani non v’era praticamente traccia dell’accaduto, nonostante i danni ingentissimi. Due pesi e due day after – 13 agosto per la Calabria e 2 agosto per Firenze – perché diverso trattamento mediatico ebbero, pochi giorni prima, gli analoghi eventi di Firenze. Così come nella quasi totalità dei telegiornali nazionali si è taciuto delle decine e decine di ragazzi calabresi e non solo, volontari in tempo di ferie, che hanno dedicato il proprio tempo e la propria generosità alle operazioni di salvataggio e alle operazioni di rimozione del fango. Quanta retorica esaltazione mediatica, in altri casi, nel sottolineare il supporto volontario dei cittadini allo sforzo della protezione civile.
Mi domando perché. Mi domando se sia solo un caso o se esista una questione meridionale persino nei mezzi di comunicazione? Le coscienze si interroghino. La mia non è polemica localista, e non mi fraintendano gli amici fiorentini, a cui tributo il massimo rispetto per i danni subiti. Nondimeno, ritengo che pretendere lo stesso trattamento sui mezzi di informazione sia un atto di banale buon senso. Lo ha lucidamente sottolineato anche il Garantista, in prima pagina, il 14 agosto: “Tranquilli amici, la Calabria non esiste”.
Ed è il caso di precisare, una volta per tutte, che non siamo noi meridionalisti a creare divisione nell’opinione pubblica, come alludono taluni. La divisione è un dato di fatto nei comportamenti, nelle scelte politiche. Noi le denunciamo. Inutile tentare di confondere artificiosamente il nesso causale. Guardiamo la luna, non il dito che la indica.
Intanto, l’estate continua a scorrere lenta e la cronaca della questione meridionale va avanti. Alcuni esempi? Proprio nei giorni in cui il Sud è tanto inflazionato sui media dopo la querelle mediatica Renzi-Saviano, ecco spuntare da oltralpe il Piano Juncker che, inopinatamente, lascerà il Sud a bocca asciutta finanziando infrastrutture del nord Italia ed erogando fondi per Pmi così dislocate sul territorio: per il 44% al nord-ovest, 30% al nord-est, 17% al centro e 9% al Sud e sulle isole.
E dire che dalle colonne del Corriere della Sera (9 agosto 2015), il prof Gianfranco Viesti sottolineava pochi giorni fa come i trasferimenti europei siano da troppo tempo sostitutivi di trasferimenti di fondi d’altra natura. E come questi siano fondamentalmente insufficienti in presenza di inesorabili tagli di trasferimenti ordinari e di incrementi smisurati delle tasse locali. “Se realizzi un intervento a favore di una scuola [con fondi UE] e intanto riduci i fondi ordinari per la stessa scuola, sei punto e a capo”.
Appunto: punto e a capo.