Lo scivolone in Asia in scia a nuovi dati preoccupanti dalla Cina contagia anche l'Europa complici le incertezze sul caso Greco
L’ennesima conferma del rallentamento dell’economia cinese manda a fondo le Borse asiatiche e, a catena, quelle europee. A dare il via alle vendite è stato il dato sulla manifattura di Pechino che è scivolata ai minimi da oltre sei anni confermando sotto quota 50 punti per il sesto mese consecutivo. Il dato negativo si è riflesso prima sulle piazze asiatiche (Shanghai -4,27% e Tokyo -3%) che negli ultimi cinque giorni hanno complessivamente perso quasi il 12%, poi sulle Borse europee e infine anche a Wall Street dove il Dow Jones, che giovedì ha registrato la peggiore performance del 2015, ha registrato una perdita superiore al 3 per cento. Il nervosismo è alimentato anche dalla Grecia dove il premier Alexis Tsipras si è dimesso e ha deciso di richiamare i cittadini ellenici alle urne il 20 settembre. Tra le Piazze europee la peggiore è stata Parigi (-3,19%) seguita da Madrid (-2,98%), Francoforte (-2,95%), Londra (-2,83%), Milano (-2,83%) e naturalmente Atene (-2,49%).
In serata il segretario al Tesoro americano, Jack Lew, ha telefonato al vice premier cinese Wang Yang: ”La Cina ha fatto progressi sulle riforme finanziarie, deve andare avanti sulla via delle riforme, anche sui tassi di cambio. Gli Stati Uniti monitorano l’attuazione delle modifiche” al regime dei tassi di cambio. “E’ essenziale che la Cina continui con le riforme necessarie per muoversi verso un’economia spinta dai consumi invece che dalle esportazioni”, ha continuato Lew, sottolineando che la visita del presidente cinese, Xi Jinping, “sarà un’occasione importante per fare progressi su temi vitali nei nostri rapporti economici”.