L'ordine è arrivato dal leader di Pyongyang, secondo quanto riporta l'agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori. Seul parla di "grave provocazione militare". E intanto gli Usa hanno elevato al massimo lo stato di vigilanza
Il capo supremo della Corea del Nord, Kim Jong-un, ha ordinato ai suoi generali di mobilitare le forze armate e di prepararsi a entrare in “quasi stato di guerra” a partire dalle 17 ora locale, le dieci e mezza in Italia, posizionandosi nelle aree di prima linea con la Corea del Sud. La decisione del capo supremo del regime nordcoreano è arrivata a seguito di un intenso scambio di colpi di artiglieria pesante verificatosi ieri sul confine occidentale. Dura la replica del ministro della Difesa di Seul: “Risponderemo con forza a qualunque tipo di attacco e la Corea del Nord dovrà assumersi tutta la responsabilità per questo tipo di azioni di rappresaglia”.
L’ordine di mobilitazione dell’esercito è arrivato dal primo ministro di Pyongyang, secondo quanto riporta l’agenzia stampa ufficiale Kcna, nel corso di una riunione allargata di emergenza della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori, l’unico che detiene il potere nel Paese. Il capo supremo della Repubblica Popolare Democratica ha comandato all’esercito di essere pronto a eventuali operazioni possibili in qualsiasi momento. Inoltre, nella riunione d’emergenza con i massimi responsabili delle forze armate, sono state discusse contromisure politiche e militari con l’obiettivo di eliminare qualsiasi tipo di minaccia proveniente da Seul.
“I comandanti dell’Esercito del popolo coreano – riferiscono i media nordcoreani – sono stati rapidamente inviati presso le truppe in prima linea per guidare le operazioni militari destinate a distruggere le apparecchiature di propaganda psicologica, se il nemico non interromperà la propaganda entro quarantotto ore, e per prepararsi a possibili reazioni del nemico sud coreano”.
La decisione di Pyongyang arriva dopo l’escalation di tensione che si è registrata nell’ultimo periodo tra i due paesi. I comandanti delle forze armante nordcoreane hanno negato le ricostruzioni di Seul che addebitano al Nord la responsabilità “dell’incidente del pomeriggio di giovedì”, classificando come “grave provocazione militare” i trentasei colpi di artiglieria sparati dal Sud. I vertici sudcoreani, invece, hanno affermato che dal Nord sono arrivati due serie di attacchi: la prima è stata un singolo proiettile di artiglieria antiaerea, mentre la seconda ha visto diversi tiri di cannoni.
Dopo la mobilitazione dell’esercito di Pyongyang, anche Seul ha deciso di fare la propria contromossa. Il ministro della Difesa sudcoreano, Han Min-koo, ha esortato i soldati a “reagire con forza, contro qualsiasi aggressore” proveniente da Nord. Nel frattempo, secondo l’agenzia sudcoreana Yonhap, gli Stati Uniti, alleati strategici della Corea del Sud, hanno alzato al massimo livello lo stadio di vigilanza nell’area.