Dal 14 al 20 settembre la kermesse nel borgo in provincia di Bologna, tra i più belli d'Italia e noto per gli affreschi e i murales delle sue vie. Ma con i tagli agli enti locali la manutenzione delle opere diventa difficile. E così sindaco e cittadini puntano - per necessità - sulla collaborazione
Se non fosse una città dalla rocca medievale simbolo della sua storia antica, la si potrebbe confondere per una galleria d’arte a cielo aperto. Dozza Imolese, 6.600 abitanti alle porte di Bologna, del resto, non è uno dei borghi più belli d’Italia solo per gli edifici in muratura che raccontano di un Comune dal passato remoto quanto l’età del bronzo. Da cinquant’anni, infatti, i palazzi, le case, le scuole e gli uffici di Dozza sono anche 150 tele d’artista, che raffigurano i volti e i colori dell’arte che si trasforma col passare del tempo. Affreschi, murales, stucchi e acrilici che hanno resa Dozza unica nel suo genere.
Una tradizione, quella della Biennale del muro dipinto, che richiama in città pittori e street artist da tutta Italia, e che quest’anno, dal 14 al 20 settembre, festeggia la sua venticinquesima edizione, cinquanta candeline, radunando in Emilia turisti e appassionati d’arte. Per l’occasione la rocca sforzesca di Caterina, per la prima volta, ospiterà nelle sue sale oltre 80 opere realizzate tra il 1960 e il 1964 dai primi artisti che parteciparono alla manifestazione, proprio accanto alla mostra dedicata a Gino Pellegrini, autore di uno dei muri dipinti della Biennale, nonché scenografo hollywoodiano che lavorò, tra gli altri, con Stanley Kubrick (“2001. Odissea nello spazio”) e Alfred Hitchcock (“Gli uccelli”). E poi concerti, proiezioni video, installazioni.
“E’ una festa a cui parteciperà tutta la città – racconta il vicesindaco di Dozza Giuseppe Moscatello – nei sette giorni di manifestazione verranno realizzate circa 100 nuove opere d’arte, a Dozza secondo uno stile più classico, vista anche l’architettura storica della città, mentre a Toscanella, la nostra frazione, la parola passerà alla street art”. Alcuni dipinti, poi, verranno mantenuti, entrando a far parte della già ampia collezione di opere d’arte open air di Dozza Imolese, mentre altri scompariranno, per lasciar posto ad altre tele bianche da riempire.
Una tradizione a cui la città è molto legata, nonostante la conservazione dei dipinti richieda più che qualche sforzo per un Comune che, come tanti in Italia, si trova alle prese con i tagli imposti agli enti locali dal governo di Matteo Renzi. “I quadri richiedono manutenzione – spiega Roberto Conti, assessore ai Lavori pubblici di Dozza – perché ovviamente non basta l’intervento ordinario, servono persone competenti. Così dobbiamo ingegnarci per far quadrare i conti. Quest’anno, ad esempio, in vista dei cinquant’anni dalla prima Biennale, abbiamo deciso di restaurare le opere d’arte e, visti i tagli alle risorse comunali, abbiamo chiesto la collaborazione degli studenti dell’Accademia delle Belle Arti di Bologna“.
I malumori nei confronti Pd, in realtà, non riguardano solo il governo Renzi, ma hanno anche radici locali. Nel cuore dell’Emilia, fortino dei Democratici sin dalle origini, e a due passi dalla Bologna della svolta di Achille Occhetto, infatti, nel 2014 l’allora ventottenne Luca Albertazzi riuscì a sottrarre il governo della città al partitone, candidandosi con una lista civica, Progetto Dozza, il cui programma ricorda il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo. E tra i suoi iscritti c’è più di un ex tesserato Pd, vedi Albertazzi stesso, ex consigliere di maggioranza ai tempi della vecchia giunta, e l’assessore Conti.
“La lista è nata dalla volontà di cambiare rispetto al passato, di creare discontinuità – spiega Conti – e stiamo cercando di farlo abbassando le tasse per i cittadini e rilanciando il turismo, che Dozza è uno dei borghi più belli d’Italia eppure a 25 chilometri da qui c’è ancora chi non la conosce. Certo, in questo momento storico non è facile”. Il problema dei tagli alle risorse degli enti locali, appunto.
Qualche settimane fa Albertazzi ha anche scritto al premier, per parlare proprio della situazione delle casse comunali. “Ma né il presidente del Consiglio, né i suoi ministri, ci hanno risposto – sottolinea Moscatello – noi siamo un comune virtuoso, eppure invece che essere premiati veniamo puniti”. L’esempio citato è quello del Fondo di solidarietà comunale, alimentato con una parte del gettito Imu di competenza dei Comuni, e ripartito con modalità fissate da un decreto del presidente del Consiglio. “Scopo del fondo è limitare le disuguaglianze tra Comuni e ridistribuire le quote in maniera equa – spiega il vicesindaco di Dozza – noi abbiamo versato quest’anno circa 625mila euro, e il trasferimento che riceviamo per il 2015 è di 56.200 euro. Un taglio del 70% rispetto solo al 2014. Non è giusto”.
Così, vista la mancanza di risorse, a Dozza ci si è inventati l’albo dei volontari, al quale qualsiasi cittadino può iscriversi per contribuire col proprio lavoro alla manutenzione della città. “C’è chi aiuta con la Biennale, chi si occupa delle aree verdi, chi offre ore di sostegno ai bambini con difficoltà a scuola – elenca Conti – si fa quel che si può, quando da Roma arrivano solo tagli. La verità è che siamo scontenti, come Comuni non riusciamo a capire quale sia la ratio dietro alle decisioni del governo, c’è poca chiarezza”. “Abbiamo molte idee per rilanciare la città – conferma Moscatello – che però si scontrano con i costi. Puntiamo sulla collaborazione, quindi, che è positiva, almeno finché non diventa l’unica risorsa nelle mani di un’amministrazione”.