Arriva, scherza con cronisti e fotografi, sale sul palco e attacca la politica, “guidata più da interessi immediati che da progetti”. Monsignor Nunzio Galantino torna ad accusare la gestione del potere italiano dopo la denuncia nell’intervento preparato per l’evento a Trento della fondazione De Gasperi nei giorni scorsi. Oggi, invece, le sue parole arrivano da Meeting di Rimini organizzato da Comunione e liberazione. E contengono un messaggio a tutto tondo, non diretto a qualcuno in particolare ma a tutta la classe dirigente del Paese. Che, è il senso del discorso del segretario generale della Cei, è guidata – nel senso del governo della cosa pubblica – “non dai grandi progetti per costruire un futuro migliore ma dalle decisioni del giorno per giorno, spesso condizionate da interessi più particolari che generali”.
“Solo apparentemente questo modo di agire è privo di presupposti teoretici e di reali obiettivi – osserva il rappresentante dei vescovi – In realtà, presupposti e obiettivi esistono, ma non sono esplicitati; rimangono sotto traccia, quasi non dovessero essere sottoposti a un vaglio attento”. Ricorda infatti l’esponente della Conferenza Episcopale italiana: “A ogni azione o orientamento corrisponde sempre un certo valore che si intende perseguire; sempre vi è alla base dell’agire una certa idea di persona, un ideale di essere umano e di società da raggiungere e verso il quale ci si incammina”.
“Anche la Chiesa è sollecitata a rinnovarsi” dice il segretario Cei, sottolineando che “ancora tanto dobbiamo fare nella via della testimonianza; tanto dobbiamo crescere nel dar vita a dinamiche autenticamente evangeliche e libere, che manifestino in modo sempre più trasparente la carità da cui siamo raggiunti”. Per monsignor Galantino “una Chiesa che fa del limite una risorsa assume lo stile missionario tanto invocato da Papa Francesco, divenendo sempre meno dispensatrice di servizi e sempre più ‘ospedale da campo’, chinata sugli ultimi, nei quali è racchiusa la più grande ricchezza, nei quali è presente lo stesso Signore, dai quali spera di essere accolta nel Regno di Dio”.
Galantino va anche oltre. E avanza una proposta ‘teologica’: “Il mio angolo visuale, ecco la proposta che avanzo, è di comprendere l’essere umano a partire dal limite, articolando così una ‘antropologia del limite’, non nel senso di un’antropologia non orientata alla felicità o al benessere della persona, ma nel senso di un’antropologia che li persegue tenendo conto della nativa debolezza dell’uomo. Il limite, la ‘mancanza’ non possono essere semplicisticamente messi da parte come un inconveniente o un elemento trascurabile, ma vanno assunti come elementi che strutturano radicalmente l’essere della persona, e vanno valorizzati come portatori di una potenziale ricchezza”.