Dopo l’esecuzione di Khaled Al Assaad, l’archeologo siriano decapitato a Palmira, l’Isis ha distrutto nelle scorse ore il monastero cattolico di Mar Elian a Qaryqatayn, vicino a Homs in Siria, costruito nel quinto secolo dopo Cristo. Rovine abbattute dai bulldozer, mentre nelle ultime ore si aggiungono le prove dell’utilizzo di armi chimiche da parte dei miliziani dell’autoproclamato Califfato.
Il generale brigadiere dei Marine Usa Kevin Killea, che dirige le operazioni contro l’Isis, ha infatti annunciato che alcuni frammenti di un colpo di mortaio lanciato l’11 agosto dai jihadisti vicino alla città di Makhmur, in Iraq, per colpire le postazioni dei combattenti curdi sono risultati positivi ai test per l’iprite, una sostanza usata come arma chimica. Il test, però, ha proseguito Killea, non è una prova conclusiva dell’uso di armi chimiche e i frammenti saranno sottoposti dunque a ulteriori verifiche.
E intanto la Casa Bianca ufficializza l’uccisione del numero due dell’Isis, Fadhil Ahmad al-Hayali, conosciuto come Haji Mutaz, che sarebbe stato ucciso durante un attacco militare americano il 18 agosto mentre era a bordo di un’auto vicino Mosul.
La distruzione del monastero – A mostrare la distruzione delle rovine, è stato lo stesso Califfato, che ha diffuso un video con i bulldozer che si abbatte sui resti archeologici. Nelle immagini – in realtà una serie di fotografie in successione – si vede la profanazione della chiesa, seguita dalla riesumazione dei resti di Sant’Elian – ucciso dai romani nel 285 – a cui il monastero era dedicato, e quindi la distruzione dello storico complesso, situato nel deserto siriano.
Il monastero, considerato uno dei centri cattolici più importanti della Siria, era stato ricostruito a diverse riprese nel corso dei secoli e accoglieva ogni anno il 9 settembre in occasione della festa del santo, migliaia di pellegrini. Il responsabile del monastero, padre Jacques Mouraud, è stato rapito nel maggio scorso, probabilmente dall’Isis stessa.
Fadhil Ahmad al-Hayali, conosciuto come Haji Mutaz, è stato ucciso durante un attacco militare americano il 18 agosto mentre era a bordo di un’auto vicino Mosul. Lo afferma la Casa Bianca, sottolineando che Mutaz era il numero due del leader dell’Isis, Al Baghdadi, e il coordinatore dello spostamento di armi, esplosivi, veicoli e persone fra Iraq e Siria. (ANSA).
L’uccisione del numero due del Califfato – La sua morte era già stata annunciata a fine 2014, ma si era trattato di un errore di indentificazione. Lo ricordano gli stessi Stati Uniti dando nuovamente l’annuncio che è stato confermato dalla Casa Bianca. Mutaz, che aveva il compito di occuparsi di questioni finanziarie oltre a quello di coordinare lo spostamento di armi, esplosivi, veicoli e persone fra Iraq e Siria, ha “appoggiato le operazioni del Califfato” in Iraq e in Siria, ed era responsabile della operazioni in Iraq, dove è stato strumentale nella pianificazione negli ultimi due anni. “Era membro di Al Qaida in Iraq”, afferma Washington, sostenendo che la sua morte avrà un effetto negativo sulle attività dell’Isis. “Gli Stati Uniti e i partner della coalizione sono determinati a degradare e a distruggere questo gruppo terroristico, che ha portato dolore alla gente dell’area e oltre”.