Nuove sala colloqui e area verde all'Arginone, per agevolare i colloqui dei padri dietro le sbarre. "Questo spazio all’avanguardia - spiega il direttore della casa circondariale Paolo Malato -, sicuramente il primo in Emilia-Romagna per non dire su tutto il territorio nazionale, va verso il principio di umanizzazione della pena"
È difficile ma non impossibile essere papà anche dietro le sbarre. E nel carcere dell’Arginone di Ferrara è anche un po’ più facile. Questo grazie a una serie di iniziative pilota a livello nazionale messe in campo dalla direzione di casa circondariale, amministrazione comunale e mondo del volontariato.
Prime tra tutte, le nuove sala colloqui e area verde. Cuscini, mobili dagli angoli smussati, animazione, giocattoli e colori vivaci cercano di rendere lo spazio in cui i padri incontrano i figli piccoli il meno alienante possibile. Per rendere più fluido lo svolgimento degli incontri, non sempre facili per i minori, ci sono anche volontari e operatori del Centro per le Famiglie del Comune. È il progetto “Comunque papà”, nato da una richiesta pubblica che il sindaco Tiziano Tagliani ha rivolto a tutti i servizi della città di “considerare anche la popolazione carceraria come parte integrante della propria ‘utenza’”. I servizi comunali hanno così “messo a disposizione le conoscenze maturate nell’attività con i genitori ferraresi, anche per questi cittadini un po’ speciali”.
Poi c’è l’area verde. L’erba è sostituita da un tappeto sintetico, ma è sempre meglio rispetto al grigio dei muri e al ferro delle sbarre. L’accoglienza dei figli è poi facilitata da tavolini in legno, sedie di plastica a misura e a prova di bimbo. Non mancano vasi di fiori e tendine verdi. Un modo per cercare di rendere normale una situazione speciale e per “dare un’idea diversa del carcere – spiega il direttore della casa circondariale Paolo Malato – come un luogo dove il bambino non viene traumatizzato e può avere un contatto quasi normale con il genitore”.
“Il recupero della genitorialità in carcere – continua Malato – è molto importante per la vita detentiva perché le persone che stanno espiando una pena vivono in funzione di questi colloqui. Questo spazio all’avanguardia, sicuramente il primo in Emilia-Romagna per non dire su tutto il territorio nazionale, va verso il principio di umanizzazione della pena, così come i diversi eventi sportivi organizzati all’interno della casa circondariale”.
Gli esperti consultati dal Comune di Ferrara sostengono che è provato come il trascorrere il tempo dell’incontro coi parenti in serenità e il recupero del proprio ruolo di padre migliorino le relazioni affettive e familiari e quindi abbassino il rischio di recidiva. “Bisogna riconoscere il diritto di cittadinanza anche per i detenuti – aggiunge il sindaco Tagliani -. Abbiamo alle spalle molti anni di disattenzione e c’è ancora tanta strada da fare per l’umanizzazione della pena: la sicurezza vera la si fa riconoscendo la dignità umana e non con segregazione e violenza”.