Torino ha in questi anni acquisito la fama di essere una delle città meglio amministrate d’Italia. La mia convinzione è che ciò derivi più dall’apparenza che dalla sostanza. Sicuramente, Torino è molto cambiata dagli anni di piombo. È diventata più vivace, più colorata, più vivibile. Un tempo le pallottole e le rivendicazioni, oggi la movida e l’ecstasy. Ma i numeri che contano non sono invero così tranquillizzanti.
Un recente intervento sul bilancio previsionale 2015 fatto dal consigliere del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino in Consiglio Comunale, tratteggia, diciamolo pure, una Torino un po’ diversa da quella vista dai turisti. Ecco alcuni dati testuali dalla stessa forniti:
1) Torino registra il peggior tasso di disoccupazione del paese: quella torinese è tra le province metropolitane in cui la quota dei senza lavoro è cresciuta di più dal 2008 ad oggi.
2) Per il terzo anno consecutivo il tasso di variazione del numero delle imprese è negativo: nel 2014 Torino ha registrato il peggiore dato medio nazionale, -0,4%. Le imprese che chiudono continuano a superare quelle che aprono. Anche nel 2014, a fine anno, la provincia di Torino registra il più alto tasso di disoccupazione giovanile (49,9%), livelli più critici si registrano solo nel mezzogiorno.
3) Torino è la città più “cassaintegrata d’Italia“: con 30,6 milioni di ore richieste nel primo semestre, superando Milano con 20,2 milioni e Roma con 19,8 milioni.
4) La disoccupazione giovanile sta colpendo tutti senza particolare distinzione di sesso o di livello di istruzione; nell’area torinese la contrazione in termini di assunzioni a bassa qualifica è stata del 60%, per quelli a medio-alta qualifica oltre al 50%.
5) A Torino aumentano gli sfratti: da 3.513 del 2010 a 4.729 del 2014.
6) A Torino cresce la domanda per accedere ad alloggi in case popolari: nel 2013 10.386 famiglie torinesi risultano in attesa di casa popolare e nel complesso del territorio provinciale la quota di domande insoddisfatte è aumentata prima lentamente (+14,1% tra il 2000 e il 2009) poi velocemente (+32,8% tra il 2009 e il 2012).
L’intervento del consigliere 5 Stelle casualmente si affianca ad un libro edito dalla Macroedizioni uscito in questi giorni nelle librerie (e a cui ho anch’io ho collaborato): “Torino: oltre le apparenze. Grattacieli, grandi eventi, disagio, povertà.”
La pubblicazione tratteggia un quadro obiettivo della Torino attuale, un quadro che annovera povertà e disagio sociale, uniti a debito pubblico, consumo di territorio, svendita del patrimonio storico, schizofrenia urbanistica (più di trecento varianti al Piano regolatore), orgia di centri commerciali, ed altro ancora. Il tutto senza che la città abbia acquisito una sua identità chiara. Da città dell’industria, Torino non si sa più cosa sia. Turismo, forse? Polo tecnologico, magari? Torino oggi è un ectoplasma, ma alla maggioranza dei torinesi (forse non gli sfrattati od i senza tetto) evidentemente va bene così: Chiamparino prima e Fassino oggi sono tra i sindaci più amati d’Italia. Addirittura Chiamparino è Governatore regionale e Fassino presidente dell’ANCI.
Ma Torino, in fondo, estremizza una situazione generale italiana. Gli edifici costruiti quando sono sempre più numerosi gli alloggi sfitti, la forbice sempre più evidente fra chi ha e chi non ha, gli istituti di credito che dettano le politiche economiche e finanziano i progetti di trasformazione delle città. Nihil sub sole novi. In fondo…