Assieme a Colapesce, Bianco, Dente, Diodato, Dimartino e Brunori Sas, Levante nome d’arte di Claudia Lagona, è una degli elementi di punta che fanno parte della nuova leva cantautorale. E come spiega la stessa artista siciliana, autrice di uno dei più bei dischi italiani usciti in questo 2015, intitolato Abbi cura di te, ciò che distingue il cantautorato odierno, “è l’essere più leggero, ancora più pop rispetto a quello tradizionale che ha una ricerca e una metodologia più complesse. Il mio, nella fattispecie, è più semplice, mentre il cantautore classico affronta argomenti più profondi. Mi viene in mente Lucio Dalla, che nella sua scrittura era molto ricercato, sebbene l’impatto creava delle immagini molto chiare. Io non utilizzo una scrittura ricercata, ma una scrittura semplice, diretta”. A un attento ascolto, non sfugge una maggiore ricerca musicale e una cura pressoché maniacale negli arrangiamenti. “Diciamo che c’è meno voce e chitarra e più arrangiamento. Sono d’accordo, ci sono musiche più articolate, più strutturate”. Grazie soprattutto alla tecnologia e ai nuovi mezzi a disposizione. Del resto, se tutto è già stato detto, in qualche modo bisogna pur innovare. “Ma quando c’è gusto e l’originalità è innata – ne è convinta la cantante – si può parlare d’amore come mille altri e pure essere diversi da tutti gli altri”.
Levante, il tuo ultimo disco Abbi cura di te l’hai presentato dicendo: “È molto meno masochista rispetto al precedente”…
Questo secondo album è la risposta a Manuale Distruzione (primo album in studio della cantautrice pubblicato nel marzo 2014, ndr) nel quale mi crogiolavo nella tristezza adolescenziale. In Abbi cura di te invece c’è la voglia di essere più felici, più leggeri, più sereni ed equilibrati. Sono dieci tracce in cui affronto delle stradine per arrivare alla felicità e all’equilibrio. Per poi concludere con una risposta molto banale: la felicità non si cerca ma si sceglie. Non è dietro l’angolo ma è dentro di noi.
Cos’è che ti ha ispirato nello scrivere queste canzoni?
Mi ha ispirato la rivoluzione che è avvenuta nel 2014 nella mia vita. Mi ha ispirato il fatto che mi sono ritrovata a fare delle scelte anche un po’ rischiose in cui decidere se essere felice o meno. Mi sono allontanata da alcune persone, ne ho scelto delle altre, ho vissuto a mille. E, seppure il disco è autobiografico, ci sono dei brani in cui racconto anche storie di chi ha vissuto al mio fianco. Come in Caruso Paskoski, titolo che si rifà al film di Francesco Nuti e come in Per sempre, il singolo che ha anticipato l’uscita dell’album, ispirato alla storia d’amore di una mia amica. Ci sono storielle che non appartengono direttamente a me.
C’è un fil rouge che lega i brani di Abbi cura di te, ed è la voglia di serenità e amore, che hai ottenuto, conquistato.
C’è tantissimo amore in questo disco a differenza della solitudine di Manuale Distruzione. E c’è tantissima compagnia, al di là delle storie, anche nella composizione. È stato arrangiato da più persone, ha visto molti volti. Da Alberto Bianco come produttore artistico, che io ho riscelto anche per questo lavoro, fino ad Ale Bavo per la produzione delle voci. Gianni Conti al mixer. C’è stata una sorta di felice ressa.
Di solito ti capita di dire anche “abbi cura dei tuoi guai” come canti nel brano che dà il titolo al disco?
Ma certo! Beh, i guai nella vita sono fondamentali, non si può essere felice senza aver attraversato il peggio. O comunque delle situazioni critiche. Non capiresti mai il significato della felicità se non attraversassi momenti bui. È fondamentale avere cura dei propri guai e uscirne.
E qual è il guaio più grande che ti sia mai capitato?
Io ho perso mio padre all’età di nove anni, per cui sicuramente la cosa più grave nella mia vita fino a oggi è questa, e per anni mi son detta che la vita aveva un grandissimo debito nei mie confronti. Finché vivrò avrò questa mancanza immensa, il torto più grande che la vita mi abbia fatto. La vita, a me, deve tantissimo.
Quando hai deciso di fare la cantante?
Sono sempre stata portata per la musica perché in casa mia l’arte si respirava in ogni stanza, dalla mamma pittrice al papà organista nonostante non fosse il suo mestiere, che aveva una grande passione per la musica. Fino a mio fratello artista e a mia sorella che cantava in un gruppo. Con la morte di mio padre è stato facile riversare il dolore nella scrittura e nella musica. A 12 anni ho iniziato a suonare la chitarra e a scrivere canzoni, a 13 ho fatto il mio primo provino e da lì non mi sono più fermata. E direi che è stata l’unica cosa che ho iniziato e ho continuato a fare, essendo una Gemelli sono abbastanza incostante, inizio tante cose e non ne finisco neanche una. Sono cosciente dei miei limiti.
Tre aggettivi per descriverti?
Sono una persona sicuramente esuberante, generosa e onesta. Tre punti tramite i quali mi muovo. L’onestà porta cose belle, a volte anche delusioni però è il modo giusto per poter vivere. Se non la si ha bisogna acquisirla nel tempo, bisogna imparare a essere persone onesti. Poi generosa perché sono siciliana, è inevitabile. Ed esuberante perché lo vedi, sono così…
La parola onestà mi fa venire in mente il Movimento Cinque Stelle quando lo urla nell’aula di Montecitorio e nelle piazze…
Mi allontano volentieri dalla politica, quando vedo il potere poche volte penso a qualcosa di onesto. Non mi piace la gente che brama il potere. Sono anarchica io, un’anarchica onesta.
C’è chi dice che solo i ricchi possono permettersi il lusso di essere anarchici.
Allora non è cosa mia neanche quella, mannaggia.
Nel frattempo Levante è impegnata col suo ABCDT TOUR. Queste le prossime date:
27 agosto – Brescia – Festa di Radio Onda d’Urto
30 agosto – Torino – TOdays festival (opening INTERPOL)
11 settembre – Milano – CarroPonte
12 settembre – Padova – Rise Festival
17 settembre – Prato – Urban Ecofestival
19 settembre – Napoli – Suo.Na Festival c/o Castel Sant’elmo