Il presidente Longobardi: "Prima dichiarano di voler abolire definitivamente l'anatocismo e poi lo dichiarano pienamente legale trascorsi appena due mesi dallo sconfinamento in rosso sul conto corrente"
“Il Tesoro e la Banca d’Italia vogliono salvare l’anatocismo, cioè la pratica vietata degli interessi bancari sugli interessi, con una norma bluff”. Il presidente di Unimpresa, Paolo Longobardi, ha così attaccato la proposta di delibera del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio sull’anatocismo appena pubblicata. “Prima dichiarano di volerlo abolire definitivamente e poi lo dichiarano pienamente legale trascorsi appena due mesi dallo sconfinamento in rosso sul conto corrente – ha spiegato -. Si tratta di un intervento vergognoso: non solo perché viene clamorosamente aggirata una legge dello Stato oltre che calpestate numerose pronunce giurisprudenziali, ma soprattutto perché la misura corre il rischio di penalizzare fortemente le micro, piccole e medie imprese che si servono del conto corrente anche come forma alternativa al credito ordinario sempre più negato dalle banche”.
Secondo la proposta Cicr, trascorsi 60 giorni dall’avvio del rosso sul conto corrente, gli interessi perdono la loro natura e diventano capitale. La misura consentirà pertanto l’applicazione di interessi su altri interessi “vecchi” di appena due mesi. Le operazioni interessate sono principalmente le aperture di credito in conto corrente e gli scoperti senza affidamento: nel primo caso le banche praticano tassi medi dell’11,64% per importi fino a 5.000 euro e del 9,85% per importi oltre 5.000 euro; nel secondo caso, i tassi medi praticati sono pari al 15,95% per importi fino a 1.500 euro e pari al 14,99% per importi oltre 1.500 euro. Tassi che a partire dal 1 gennaio 2016, stando al nuovo regolamento Cic, verranno applicati su una base che si allargherà sempre di più ogni due mesi. “Siamo di fronte all’ennesimo favore alle banche da parte del governo che già ha aiutato il settore banco-finanziario con i recenti provvedimenti contenuti nel decreto fallimenti sia per quanto riguarda il fisco sia per le procedure concorsuali”, aggiunge Longobardi.