Il mondo corre e l’Italia arranca? Colpa di 20 anni dominati da berlusconismo e antiberlusconismo. Matteo Renzi non ha dubbi. La diagnosi arriva dal palco del Meeting di Comunicazione e Liberazione di Rimini, dove il capo del governo ha parlato di fronte a una platea di oltre 5mila persone. “In questi 20 anni l’Italia ha trasformato la Seconda Repubblica in una rissa permanente ideologica sul berlusconismo e ha smarrito il bene comune. E mentre il mondo correva, è rimasta ferma in discussioni sterili interne“. Poi l’affondo: “Io credo che il berlusconismo e per certi versi anche l’antiberlusconismo hanno messo il tasto ‘pausa’ al dibattito italiano e abbiamo perso occasioni clamorose. Ora il nostro compito è di rimetterci a correre. E’ come se le riforme siano un corso accelerato per rimettere l’Italia in pari”. Il canovaccio è lo stesso: la critica al passato per spiegare il presente, il lavoro presente per migliorare il futuro. E nel palinsesto della ripresa renziana non c’è posto né per Salvini, né per la minoranza interna del Pd. Ma, almeno a parole, non sembra neanche esserci spazio per Silvio Berlusconi, al netto di patti del Nazareno ed esigenze di rafforzare la maggioranza di governo.
L’Italia delle opportunità e le riforme
Perché, tra un attacco e l’altro agli avversari, l’intervento di Renzi è tutto improntato alla promozione delle cose fatte dal suo governo e di quelle in cantiere. “L’Italia è di fronte a un bivio: se torna a fare l’Italia c’è spazio per uscire dalla crisi. Se invece non investisse su se stessa insistendo sulla negatività, non sarà un Italia meno ricca, ma il mondo” ha detto Renzi, secondo cui “l’Italia ha cancellato la parola politica che è una parola bella, piena di significati alla faccia dei tecnici che ci danno lezioni ma sbagliano tutti i conti”. Poi il passaggio sulla nuova legge elettorali, definita da Renzi una “rivoluzione”. “Non mi sono candidato al Parlamento perché il sistema non prevede la corrispondenza tra chi si candida e chi guida il paese – ha spiegato il capo del governo – La legge elettorale è il primo tassello per riuscire finalmente a governare e non difendersi dagli assalti della minoranza o dell’opposizione. E’ una rivoluzione“. Il presidente del Consiglio, poi, è tornato sulla questione meridionale, sottolineando come “in questi anni del Sud si è fatto un racconto macchiettistico. Un set di una fiction andata male, un luogo di negatività e disperazione“.
“Ridurre le tasse non per consenso politico”
Il discorso diventa politico. Dai programmi si passa agli attacchi agli avversari: Salvini e la minoranza interna. “Ho letto che c’è stato un politico – ha aggiunto riferendosi senza citarlo al leader della Lega Nord – che ha detto di voler bloccare il paese per 3 giorni a novembre… ma sono 20 anni che la stanno bloccando! E la risposta, invece, è rimetterla in moto”. Poi benzina sul fuoco amico: “Mi fa ridere chi dice che se non c’è l’elezione diretta dei senatori è a rischio la democrazia. Non è che devi votare tante volte per avere più democrazia, quello è il telegatto non è il Senato” è stato il messaggio rivolto all’opposizione interna. Ma non è l’unico attacco. “Se vuoi un sistema che funziona – ha proseguito il presidente del Consiglio – devi far sì che quegli elettori che vanno a votare possano avere dei decisori politici che fanno le cose che hanno detto, e la volta successiva eventualmente li mandi a casa. Non è moltiplicando le poltrone che moltiplichi la democrazia – ha proseguito – moltiplicando le poltrone si fanno felici i politici non la democrazia. Questo dibattito è incredibile, incredibile“.
“Noi salviamo vite umane anche a costo di perder voti”
“Noi prima salviamo vite umane anche a costo di perdere voti. E’ una questione di civiltà”. Nel suo intervento Renzi non poteva non partire dalla cronaca di questi giorni, da quanto sta succedendo in Macedonia. Oggetto della critica del premier, neanche a dirlo, è l’Europa e le politiche di integrazione: “Quando parliamo di strategia per l’Ue forse si è persi vent’anni, quando parliamo di Mediterraneo non parliamo di frontiera Ue ma del cuore dell’Ue. E non c’è stata sufficiente attenzione della politica nel considerare il Mediterraneo il cuore del dibattito Ue, si è guardato in direzione strabica”. A sentire il capo del governo, “l’Europa a 28 è troppo o troppo poco. E’ nata senza una visione politica da parte dell’Italia. Ha cancellato il Mediterraneo dalla discussione e cancellato anche i Balcani. C’è una emergenza Balcani che è pazzesca”. Poi l’appello, in salsa politica: “Il ‘provincialismo della paura non vincerà’. Se qualcuno vuole seguire un imprenditore della paura lo faccia. L’Europa è qualcosa di diverso”. Chiaro il riferimento a Matteo Salvini e alle idee leghiste sull’immigrazione.
Usa stella polare, ma no Europa costruita contro la Russia
Dopo la questione immigrazione, il presidente del Consiglio ha successivamente raccontato la sua idea di Unione europea, anche e soprattutto rispetto ai riferimenti che deve avere. “Pensare di costruire l’Europa contro la Russia, come ritiene qualche Paese che ci è appena entrato, sarebbe un errore tragico” ha detto il premier, sottolineando che “la nostra stella polare sono gli Usa“. Per il leader del Partito democratico non esiste “una equidistanza dell’Italia nel mondo internazionale, credo nell’Italia come portatrice di dialogo”.
Il terrorismo, i muri e la lotta di civiltà
D’obbligo il passaggio sul terrorismo e sulla lotta da intraprendere. “Gli attentati sono stati fatti a simboli culturali ed educativi, la sinagoga a Bruxelles, il giornale a Parigi, le chiese bruciate nell’Africa, il Bardo a Tunisi, la persecuzione contro i fratelli cristiani in quei territori – ha speigato Renzi – Il terrorismo cerca di farci morire come piace a loro, ma non riuscendovi provano a farci vivere nella paura, nel terrore”. In tal senso, ha spiegato il premier, “nel dubbio che quello accanto a me possa farmi del male. Il terrorismo ci consegna alla logica dei muri: pensi che possa difenderti ma ti intrappola“.