Scuola

Scuola, vicepresidi: il nuovo anno inizia senza esonero dall’insegnamento

I dirigenti d'istituto non potranno più avvalersi di collaboratori a tempo pieno ma dovranno sperare che qualche insegnante, oltre ad entrare in classe si occupi anche dell'organizzazione della scuola. A stabilirlo è la Legge di Stabilità 2015. Giorgio Rembado, presidente Associazione nazionale presidi: "Se non si vuole che il debutto della Buona Scuola sia segnato da un'ulteriore difficoltà, è assolutamente necessario correre ai ripari"

E’ fumata nera sulla questione vicepresidi. L’anno scolastico inizierà senza esonero per i vicari. Per tre mesi le organizzazioni sindacali hanno tentato di convincere il Governo a metter mano al problema che riguarderà migliaia di istituti ma non c’è stato nulla da fare. La Legge di Stabilità 2015 ha determinato l’abrogazione di una norma che era stata fissata dall’articolo 459 del Testo Unico del 1994, ovvero la possibilità per i dirigenti di consentire ai loro vice un esonero o un semiesonero dall’insegnamento.

Ora, invece, nelle scuole il capo d’istituto non potrà più avvalersi di collaboratori a tempo pieno ma dovrà sperare che qualche insegnante, oltre ad entrare in classe si occupi anche dell’organizzazione della scuola. Questo almeno fino all’arrivo dei docenti dell’organico di potenziamento previsto a novembre. “Tra il 21 settembre e il 5 ottobre – spiega Gianni Carlini, responsabile presidi della Flc Cgil – i dirigenti potranno comunicare il fabbisogno dei docenti sulla base dell’ampliamento dell’offerta formativa tra cui anche la richiesta degli esoneri. Ma si tratta di un provvedimento tardivo che non sempre risolverà il problema”.

I sindacati avevano chiesto un ripristino della norma precedente per andare incontro alle esigenze dei dirigenti che devono organizzare tutto il sistema scolastico già a fine agosto.
A rendersi conto del prevedibile caos era stato il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Giorgio Rembado, che il mese scorso aveva inviato una missiva alla sede del ministero dell’Istruzione in viale Trastevere: “Tutte le scuole, ed in particolare quelle che in precedenza beneficiavano dell’esonero, in quanto più grandi e più complesse, si troveranno in gravissime difficoltà organizzative – ha scritto Rembado -. La situazione delle reggenze, già critica quest’anno, si aggraverà ancora l’anno prossimo e questo determinerà un numero elevato di situazioni in cui un dirigente si troverà a reggere due scuole senza alcuna possibilità di un supporto da parte di un collaboratore esterno”.

Il vertice dell’Associazione dei presidi suggeriva anche una soluzione: “Una misura potrebbe consistere in una norma transitoria, da approvare in poche settimane, che ne ancori l’entrata in vigore a quella dell’organico dell’autonomia”, che partirà il prossimo anno scolastico. Se così non fosse, Rembado già nelle scorse settimane aveva previsto una partenza delle lezioni burrascosa: “Quel che è certo è che il problema esiste e rischia di compromettere l’avvio e lo svolgimento dell’anno scolastico. Se non si vuole che il debutto della Buona Scuola sia segnato da un’ulteriore difficoltà e associato agli inconvenienti derivanti da una distrazione del legislatore, è assolutamente necessario correre ai ripari”.

A seguire la vicenda al Miur è il sottosegretario Davide Faraone che ha assicurato alle organizzazioni sindacali che la questione è allo studio, ma a una settimana dai primi collegi docenti non si hanno notizie positive. Nel frattempo, i nuovi “super-presidi“, si dovranno occupare delle sedi in reggenza, del coordinamento delle stesse diffuse sul territorio e facenti capo al medesimo istituto. Dovranno preparare gli orari e il piano delle attività.