Quanto puzza la spazzatura libanese? Considerando le reazioni della gente, le manifestazioni di piazza, l’intervento della polizia, il numero consistente dei feriti, alcuni dei quali gravi, questa spazzatura deve puzzare considerevolmente. E’ un fatto accertato che le strade di Beirut sono state invase dalla spazzatura da almeno un mese perché il sistema della raccolta non ha funzionato, non per problemi tecnici, ma per problemi legati alla politica gestionale della società che si occupa della raccolta.
Ma basta evidenziare questa situazione per accettare la spiegazione di ciò che sta avvenendo? Evidentemente no. Il movimento che si è autorganizzato adottando lo slogan Tala’at Rihatkum (Voi Puzzate) ha visto l’adesione di migliaia di persone che hanno manifestato la loro rabbia verso il governo e il primo ministro, Tammam Salam non solo per l’immondizie, per le sospensioni di erogazione d’acqua, ma per il blocco politico in cui si dibatte il Libano fermo tra i veti del movimento degli Hezbollah e quello del movimento denominato “Corrente del futuro” di ispirazione sunnita.
La gravità della situazione politica si può riassumere nel fatto che le elezioni del presidente della Repubblica sono state rimandate per ben due volte, dovevano avvenire nel 2009 e sono state prorogate al 2017. Questo stato di cose determina, come è facile capire, una stasi politica in una situazione, come quella libanese, molto fragile la cui pace tra i diversi gruppi che compongono la società è sempre precaria, figuriamoci in assenza di una guida politica. Il movimento Tala’at Rihatkum che è nato come protesta della società civile con un obbiettivo politico ha subito dovuto fare i conti con una componente ad esso estranea di violenza al punto che il governo è stato costretto ad innalzare intorno alla sede del governo un muro di cemento su cui sono visibili le scritte e i graffiti anti-governativi.
Uno degli aspetti di novità è dato dal fatto che la composizione di questo movimento non è caratterizzato da una posizione religiosa o politica. E’ fatto da giovani e meno giovani, e cerca di esprimere l’esigenza di ritrovare altre strade al di là di quelle strettoie che imposte dai diversi credo religiosi. Un equilibrio politico da trovare nella risoluzione dei problemi. I giovani che affluivano al centro di Beirut gridavano gli stessi slogan delle rivolte arabe, quelli che chiedevano a gran voce la caduta del regime. Il giornale libanese L’Orient Le Jour ha titolato un importante articolo di Scarlett Haddad: “Per la prima volta il Libano delle brave persone in piazza” parlando di quel fiume di gente che si riversava verso piazza Riad el- Solh e sottolineando come la politica avesse sottovalutato la portata di questo movimento pensando che il caldo e le misure di facciata avrebbero arrestato il movimento. Invece lo slogan verso “Voi Puzzate” ha preso sempre più corpo adilà dell’appartenenza politica e confessionale e ha conquistato gente, quella maggioranza silenziosa che ha detto basta a quella politica che non rispetta la dignità umana.
Dove andrà questo movimento? La questione è d’obbligo. Vi sono quelli che pensano e forse sperano che si sgonfierà come è successo in altre occasioni e tutto tornerà come prima; altri più ottimisti sperano di aver gettato le basi per un nuovo concetto di cittadinanza. Comunque vada si è innestata al livello popolare una dialettica da cui i libanesi non potranno farne a meno per il loro futuro politico.