Il ministro Anticorruzione della Grecia Nikoloudis ha annunciato lo scandalo più grande della storia repubblicana greca. Sono i milletrecento prestiti per un totale di cinque miliardi di euro concessi molto allegramente dalla Banca Agricola Ellenica (Ate) nel periodo dal 2000 al 2012. Il Cantone di Grecia (anche lui come il commissario anticorruzione italiano è un magistrato) un mese fa ha redatto il suo memoriale per il Parlamento, peccato che ora, dopo le dimissioni del premier Alexis Tsipras, non verrà analizzato, se non dopo l’elezione della nuova assemblea.
Il ministro ha inviato i documenti pertinenti alla Camera dopo le interrogazioni avanzate da alcuni parlamentari del Pasok, Leonidas Grigorakou, Ioannis Drivelegka e Vassilis Kegkeroglou. Ha poi identificato l’elenco completo dei beneficiari e trasmesso il tutto alle autorità giudiziarie competenti di Atene.
Quella che è stata ribattezzata dalla critica l’unica scelta azzeccata del governo Tsipras – ovvero il ministro anticorruzione – sta portando gli unici risultati del governo ormai dimissionario, visto e considerato che le altre iniziative come il salario minimo e le misure sociali sono state fagocitate dal nuovo memorandum firmato dopo il referendum del 4 luglio. Secondo la relazione di Nikoloudis tutti i governi greci compresi dal 2000 al 2012 hanno consentito che questo enorme flusso di denaro fosse concesso, puntualmente e a tassi molto agevolati, permettendo che le casse dell’istituto di credito agricolo venissero prosciugate e portando al fallimento stesso dell’Ate.
Nikoloudis parla esplicitamente di “oltre 1.300 prestiti dati illegalmente e mai restituiti alla Banca”. In una dichiarazione, il ministro di Stato ammette ufficialmente che lo scandalo ha danneggiato il governo greco per circa cinque miliardi di euro. “Con questo risultato – scrive Nikouloudis – il rapporto vuole segnalare alla competente Banca centrale di Grecia il comportamento criminale, ampiamente documentato, adottato dalle precedenti amministrazioni della Banca e per alcuni di loro è chiesto il congelamento dei beni”.
“La Banca nazionale dell’Agricoltura non è solo una banca che è fallita – aggiunge – ma è stata utilizzata per anni come un serbatoio da cui i governanti hanno assunto risorse per servire scopi politici”. Per poi sferrare la stoccata finale: “La Banca è stata il veicolo utilizzato dai principali esponenti del capitalismo di stato per alimentare il momento in cui l’impresa ha incontrato il crimine”.
La mossa di Nikoloudis segue quella del pm Popi Papandreou che nel gennaio del 2014 firmò 23 mandati di arresto con le stesse accuse per una serie di manager molto in vista delle banche elleniche. Nelle 129 pagine di accuse, il pm osservò che le condizioni di indebitamento classificate come “criteri bancari accettabili” avrebbero causato danni alla PostBank per 400 milioni di euro. Quell’indagine prese avvio nel giugno 2013 grazie al giro di denaro incassato dall’uomo di affari Lavrentiadis, accusato di aver intascato un prestito da 100 milioni di euro nel mese di ottobre 2009. Tra l’altro secondo quelle accuse l’importo del prestito obbligazionario concesso a Lavrentiadis non finì alla banca ma raggiunse il suo conto corrente personale. Il tutto nell’indifferenza della Banca centrale di Grecia che invece per bocca dell’allora numero uno, Giorgios Provopulos, proprio alla Postbank rilasciò nel 2006 il nulla osta per poter quotarsi alla Borsa di Atene oltre ad un permesso speciale per concedere mutui ed emettere carte di credito.
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