La prima cosa che noto nel vedere le immagini che diffondono i siti italiani è il blu. Il blu del cielo, il blu dei caschi della polizia, il blu delle bandiere di Ombrina dei contestatori. Chissà, magari fuori da quel contesto quei blu non si attaccherebbero così, e anzi sarebbero amici. Fa male vedere queste cose perché credo di essere stata il motore della consapevolezza petrolifera in Italia e non avrei mai voluto che si arrivasse a tanto. Botte e nasi spaccati.
I miei metodi, le mie armi sono quelle della penna, della parola, dello smontare parola per parola le balle petrolifere che ci sono state propinate. Davanti ai numeri, ai fatti, alle immagini, alle statistiche non puoi mentire, non puoi inventarti scusanti. Puoi insultare ed ignorare, ma non puoi negare l’evidenza. E’ per questo che in tutti questi anni assieme a tutte le persone di buona volontà che ho incontrato per strada, abbiamo scelto di lavorare opponendoci ai progetti petroliferi prima che venissero completati, diffondendo consapevolezza, inviando testi di contrarietà al governo sulla base dell’intelligenza non della violenza. Basta leggere le osservazioni mandate al governo con tutti i crismi delle bizantine leggi italiane. Non è un “no” a casaccio. E’ invece un “ecco perché no”.
Li dentro c’era e c’è il raziocinio di una che non si mette a combattere i petrolieri da Los Angeles perché non ha niente da fare. C’è invece la razionalità di una che si è studiata le carte dal primo all’ultimo rigo e che da persona libera ed indipendente ha concluso che non è proprio il caso di costruire una mega-raffineria galleggiante di 300 metri di lunghezza con fiamma inceneritrice accesa 365 giorni l’anno e una mezza dozzina di pozzi a 9km da riva. E cioè Ombrina. E questo vale per molti altri angoli d’Italia.
E se le partite fossero giocate in modo onesto in questo paese, se la voce del popolo fosse ascoltata e se i Renzi in questione si chiedessero “perché questi qui proprio non le vogliono le trivelle” invece che schernire la cittadinanza e i “comitatini “e invece che insistere e diabolicamente persistere, sordi e presuntuosi, non saremmo arrivati fin qui. A gente che si mena per strada.
Nessuno in Abruzzo che non sia affiliato con i petrolieri vuole Ombrina. Lo capisce questo Matteo Renzi? Non si può tirare la corda in eterno. Dopo sette, otto anni di sensibilizzazione, dopo avere usati tutti i canali giusti e democratici, dopo che si sono susseguiti tutta una serie di carteggi fra petrolieri e ministri, colpi di scena, proclami e promesse, Ombrina ha avuto il sì dal governo di Matteo Renzi.
Cosa si aspettava? Che arrivato in Abruzzo gli stendessero il tappeto rosso? Che gli italiani dopo che gli hanno portato via tutte le certezze lavorative, la speranza di un futuro migliore, e che vede la poverta’ tornare, adesso accetta anche di vedere il mare nero? Temo che questi episodi si ripeteranno in altre parti d’Italia perché l’esasperazione è dappertutto.
E’ dal 2007 che va avanti la faccenda petrolio in Abruzzo. Come può essere che tutta la società civile ha capito e si è data da fare, e i soli che fanno finta di niente sono i politici? Me li scorro tutti nella memoria, non solo Matteo Renzi. Da Gianni Chiodi a Giovanni Legnini, da Luciano D’Alfonso a Ermete Realacci. Tutti bravi con le parole, con le promesse, nessuno che abbia saputo veramente mettere la parola fine all’incubo trivelle.
Posso solo immaginare lo schifo immondo di affari sottobanco, di promesse, di lobby, di pressioni che c’è sotto. Ma a questo si contrappone una regione intera che non ne vuole sapere di diventare un’altra Basilicata, un’altra Gela, un’altra Viggiano e che qualcuno dovrà pure ascoltare. Si chiama democrazia e non tarallucci e vino per gli amici con le mani nel petrolio.
Interessante che con Renzi a L’Aquila fossero presenti anche Giovanni Legnini e Luciano D’Alfonso con cui il premier è poi anche andato a visitare le viscere del Gran Sasso. Chissà se i due che gli hanno ricordato le promesse fatte a noi cittadini o se hanno fatto finta di niente.
Da qui provo solo una grande vergogna per la pochezza di Matteo Renzi, del suo governo e di questa classe politica italiana fatta da caricature, non da statisti. Un paese in cui la politica è solo uno sceneggiato, e non il fare le cose difficili ma buone. Il fatto che gli amici siano più importanti del proprio popolo.
Matteo Renzi: è molto facile. Vada umilmente a casa, dica agli squali che le ruotano attorno: basta. Non si può. L’Italia merita di meglio che essere un campo petrolifero. E poi mandi l’ordine esecutivo per un Adriatico – e non solo – trivelle-free.
Qui le immagini e tutti i motivi del perché no ad Ombrina in Abruzzo – e da nessuna altra parte