Presso il reparto infettivi dell’ospedale di Lodi sono in cura due malati del virus della “febbre del Nilo” un tipo di infezione di origine africana trasportato nel nostro Paese dalle comunissime zanzare. Il fatto è che questa malattia, sconosciuta in Italia qualche decennio fa, si sta cominciando a diffondere, soprattutto lungo l’asta del fiume Po. In queste ore ne sono stati diagnosticati altri 5 casi in Emilia. A Lodi il professor Marco Tinelli, primario del locale reparto malattie infettive, esperto della materia e membro del Consiglio nazionale della Società italiana di malattie infettive tropicali, spiega che questo tipo di infezione, ma anche quella chiamata “chikungunya” che nei casi più gravi può portare a forme meningee, hanno come causa: le modificazioni climatiche e del surriscaldamento globale. “E’ sbagliato invece – aggiunge il professor Tinelli – dar la colpa all’immigrazione. I tempi di incubazione di queste malattie (compresa l’Ebola) sono talmente brevi che non durerebbero il tempo della traversata del Mediterraneo. La persona la svilupperebbe molto prima”

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