Oggi esce in tutta Italia il film Mirafiori Lunapark di Stefano Di Polito prodotto da Mimmo Calopresti con il contributo della Rai e con Alessandro Haber, Giorgio Colangeli e Antonio Catania. Ho avuto la fortuna di vederlo in anteprima in un contesto straordinario, cioè dentro la fabbrica di Mirafiori durante l’evento nel quale si premiavano i progetti per pianificare una ipotetica rinascita e riuso delle vecchie strutture abbandonate.
Finalmente un film che parla in Italia del disastro della deindustrializzazione e delle conseguenze sociali di questo naufragio che ha svuotato interi quartieri oltre che svuotare di senso parole, storie e diritti. L’emozione è stata intensa e collettiva nel vedere dietro quelle lamiere animarsi un mondo di operai che diventati anziani occupano la fabbrica. I tre nonni, incompresi dai figli della generazione di precari post industriali, cercano, saltando una generazione di rimanere in contatto con i nipoti. Così vogliono far rivivere la fabbrica per creare una giostra per i bimbi. Un Lunapark per rianimare il quartiere fantasma. Una giostra come la catena di montaggio sulla quale avevano passato tanti anni producendo le “Fiat 131 Mirafiori” che si vedono nel film riprendere vita.
Struggente la scena dell’orto, i nonnini da tutta la vita hanno coltivato un orto nel quale fanno crescere ortaggi e legumi e addirittura parlano alle piante. Un giorno arrivano con le ruspe per abbatterglielo e fare un campo da golf. Una scena 1000 volte vera e cosi simbolica della Italia di oggi. Gli attori sono tra i migliori in Italia e il film racconta una fiaba emozionante sulla deindustrializzazione incontrollata e le sue conseguenze sociali. Andate a vederlo!
Insieme a Stefano Di Polito e ad Alberto Robiati abbiamo condiviso spesso impegno civico e sociale, sia nella associazione i signorirossi che scrivendo per Chiarelettere il volume C’è chi dice NO, raccontando di come coniugare etica e gestione dei beni comuni, raccontando le esperienze nella gestione di aziende pubbliche che trattano rifiuti a Torino, Napoli, Reggio Calabria, Parma, Piacenza Reggio Emilia. Nel frattempo le cose sono andate avanti ed ho potuto dare il mio contributo anche alle aziende pubbliche di Messina e costituirne una a Formia.
In ognuno di questi ambiti ho applicato e via via migliorato una ricetta tecnica e civica di gestione di un’azienda pubblica, un modo di agire che Stefano Di Polito e Alberto Robiati hanno contribuito a definire ed oggi anche quell’impegno e quei valori riconosco in questo film sul naufragio di interi pezzi di città e di società.
Per voltare pagina in positivo rispetto all’epoca della deindustrializzazione Torino ha provato a puntare su grandi opere ed eventi culturali, una ricetta che ha avuto dei benefici ma che ha sprecato risorse e cementificato ancora. Occorre a mio avviso invertire la rotta e preservare ambiente e biodiversità, creare quella economia verde di cui fino ad ora si è molto parlato, occorre cioè considerare l’ambiente e la natura non più come spazi vuoti da riempire ma come contenitori già pieni di vita, di bellezza, di biodiversità con i quali interagire rispettosamente. Vista la grande bellezza del nostro paese questa strada non è solo proficua ma è a mio avviso l’unica possibille.