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Modafinil, ecco la droga ‘intelligente’ che aumenta la creatività. Ma è proprio vero che non ha effetti collaterali?

I ricercatori di Harvard e Oxford hanno concluso che il Modafinil, un farmaco normalmente prescritto per la narcolessia, sarebbe in grado di migliorare il processo decisionale, la concentrazione e il pensiero creativo di chi lo assume

di F. Q.

Ricordate Bradley Cooper in Limitless, alle prese con una droga che lo rendeva incredibilmente attento, veloce, ricettivo? Bene, a quanto pare la realtà potrebbe, se non superare l’immaginazione, quantomeno avvicinarcisi. I ricercatori di Harvard e Oxford, infatti, hanno concluso che il Modafinil, un farmaco normalmente prescritto per la narcolessia, sarebbe in grado di migliorare il processo decisionale, la concentrazione e il pensiero creativo di chi lo assume.

Una ricerca che va presa con le molle, anche perché si sa pochissimo degli effetti a lungo termine, ma che comunque sembra aver individuato nel Modafinil la prima “smart drug”, peraltro con pochissimi effetti collaterali e una dipendenza non esagerata. Il Guardian, che dà conto della ricerca delle due università, fa notare che sempre più persone assumono il farmaco senza prescrizione medica e senza reale necessità, al solo scopo di migliorare l’attenzione prima di un esame. E un sondaggio della prestigiosa rivista scientifica Nature ha dato risultati sorprendenti: un lettore su cinque avrebbe assunto farmaci per migliorare la concentrazione, con il 44% di questi che ha scelto proprio il Modafinil.

L’effetto principale che il farmaco avrebbe sul cervello umano riguarda quella che gli studiosi chiamano “intelligenza fluida”, cioè la capacità di risolvere i problemi e di pensare in maniera creativa. Benefici cognitivi non di poco conto, dunque, ma che vanno confrontati con eventuali effetti collaterali non ancora individuati. In realtà, secondo alcuni il Modafinil influirebbe sull’umore, provocando anche nausea, mal di testa e ansia, anche se solo in una piccola parte dei soggetti testati. Tra i più cauti, Peter Morgan della Yale School of Medicine, che mette in guardia dagli effetti a lungo termine che, secondo lui, non sarebbero tanto diversi da quelli provocati dall’utilizzo di altre sostanze stimolanti come caffeina o nicotina.

Molto più possibilista Guy Goodwin, presidente dell’European College of Neuropsychopharmacology, secondo cui sarebbe difficile vietare un farmaco che, nei fatti, migliora le prestazioni cognitive in assenza di effetti collaterali. Ancora più chiara Anna-Katharine Brem, che ha firmato la ricerca: “Non stiamo dicendo ‘Uscite, prendete questo farmaco e la vostra vita sarà migliore’. È ancora privo di licenza per persone sane, ma è il momento di aprire un dibattito serio su come aumentare l’efficienza cognitiva dell’uomo”.

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