Musica

Battiato rivelato, il significato dei testi delle sue canzoni (parte III)

La produzione pop di Franco Battiato è interamente attraversata da continui richiami a culture e tradizioni religiose, mistiche ed esoteriche. Il cantautore e compositore siciliano ha sistematicamente disseminato i suoi testi di sollecitazioni letterarie e sapienziali senza mai tuttavia uscire troppo allo scoperto, tanto da presupporre una certa conoscenza delle materie di volta in volta oggetto del suo interesse. In due precedenti articoli (qui e qui) abbiamo svelato alcuni dei messaggi in codice contenuti nei primi 4 dischi pop dell’autore catanese. Oggi ne sveleremo altri, appartenenti ai due dischi immediatamente successivi: Orizzonti perduti (Emi, 1983) e Mondi lontanissimi (Emi, 1985).

Nel brano Un’altra vita, quarto in scaletta dell’album Orizzonti perduti, il riferimento, anche abbastanza esplicito, è alla pratica della meditazione quando, ad apertura di brano, l’autore de La Cura intona: “Certe notti per dormire mi metto a leggere, e invece avrei bisogno di attimi di silenzio”. Come ha infatti più volte dichiarato pubblicamente, la sua giornata, da diverse decadi a questa parte, è sempre scandita da ben due meditazioni, una al mattino e l’altra all’imbrunire: una ricerca del silenzio senza la quale Battiato afferma che non riuscirebbe più a vivere. Sempre in Orizzonti perduti, nel brano La musica è stanca, ascoltiamo: “In quest’epoca di scarsa intelligenza ed alta involuzione qualche scemo crede ancora che veniamo dalle scimmie”. Qui l’autore fa riferimento a un approccio decisamente alternativo al tema delle origini e della possibile evoluzione dell’umanità, che trova sempre in Ouspensky, e dunque in Gurdjieff, il proprio mentore: “Devo dire subito – recita Ouspensky in L’Evoluzione interiore dell’uomo – che le concezioni moderne sull’origine dell’uomo e sulla sua evoluzione passata non possono essere accettate (…) se prendiamo l’umanità storica, ossia l’umanità degli ultimi dieci o quindicimila anni, possiamo trovare tracce incontestabili di un tipo di uomo superiore la cui presenza può essere dimostrata da molteplici testimonianze”.

Spostandoci ora al disco successivo, Mondi lontanissimi, nel primo dei brani in scaletta, Via Lattea, ascoltiamo le parole: “Seguimmo certe rotte in diagonale dentro la Via Lattea”. Questo delle rotte in diagonale è tema tanto caro a Battiato (che infatti lo riprenderà anche diversi anni dopo nel brano Running against the grain dell’album Ferro Battuto) quanto a tutto il mondo esoterico, e ha a che fare con le cosiddette griglie rappresentazionali, una sorta di tessuto sperimentale formato dall’interconnessione d’idee, valori e obiettivi, una “scacchiera” che può essere percorsa sia per vie orizzontali e verticali (espressioni di un pensiero lineare e metodico), che per vie, appunto, diagonali, seguendo le quali si manifesta lo spazio creativo.

Nel brano Chan-son egocentrique Battiato canta le seguenti parole: “Dalla pupilla viziosa delle nuvole la luna scende i gradini di grattacieli per prendermi la vita”. Come mai la luna vuol prendersi la vita di Battiato? Sia secondo Gurdjieff che secondo miriadi di culture e tradizioni varie, la luna, quel “nefasto satellite – come affermava lo stesso Battiato in un’intervista – che non vedo l’ora si allontani definitivamente dalla terra”, sarebbe non solo, come afferma il gurdjieffiano Ouspensky “un ‘pianeta allo stato nascente’, un pianeta al suo primissimo stadio di sviluppo”, ma inoltre un satellite che “dalla terra riceve l’energia necessaria alla sua crescita (…) La vita organica alimenta la Luna. Tutto ciò che vive sulla superficie della terra, uomini, animali, piante, serve di nutrimento alla luna (…) Tutti gli esseri viventi liberano, nell’istante della loro morte, una certa quantità dell’energia che li ha animati. Questa energia (…) viene attirata verso la luna come da una colossale elettrocalamita”.

Con L’animale, ultimo brano nella scaletta di Mondi lontanissimi, Battiato dedica un’intera canzone alla propria parte istintiva, una delle tre parti fondamentali che, sempre in seno alla psicologia gurdjieffiana, compongono l’essere umano. L’istinto è la parte, appunto, animalesca, la “pancia” che costringe l’uomo, in dosi assolutamente variabili da persona a persona, ai vizi (“si prende tutto, anche il caffè, mi rende schiavo delle mie passioni”) e alle mille voglie a cui è continuamente assoggettato.