"Se necessario io entrerò in campo e lavorerò affinché l’opposizione non vinca le elezioni", ha detto l'ex capo di Stato, fondatore del Partito dei lavoratori, in carica tra il 2003 e il 2010
Per otto anni ha guidato il Brasile, proprio nello stesso periodo in cui il Paese aspirava a diventare la quinta potenza economica mondiale. E adesso che la nazione sudamericana ha fatto registrare il secondo anno di “recessione tecnica“, con il Pil che continua a frenare, Luiz Inacio Lula da Silva annuncia di essere pronto a ricandidarsi nel 2018. “Non posso dire di essere o non essere candidato, ma se necessario, per non far vincere le opposizioni”, è stata l’apertura dell’ex presidente, in carica dal 2003 al 2010.
“Sinceramente spero che siano disponibili altre persone. Ma se l’opposizione pensa che vincerà, che non ci sarà duello e che il Partito dei lavoratori è finito, può essere sicura di una cosa: se necessario io entrerò in campo e lavorerò affinché l’opposizione non vinca le elezioni”, ha spiegato Lula durante un’intervista alla Radio Itatiaia di Belo Horizonte. L’ex capo di Stato è il fondatore del Partito dei lavoratori attualmente al governo con Dilma Rousseff, che ha raccolto il testimone da Lula ed è al secondo mandato presidenziale.
L’intero governo è stato oggetto di pesanti contestazioni popolari nelle ultime settimane. Colpa non solo della crisi economica, ma anche delle decine di casi di corruzione, che minano la credibilità del governo. Il più clamoroso è quello che ha colpito il colosso petrolifero Petrobras: uno scandalo di tangenti che finora ha coinvolto decine di politici, spesso esponenti del Partito dei lavoratori.