Cronaca

Catania, rapina in villa: moglie del pensionato ucciso ha confessato: “Stanca di subire”. Arrestata

Vincenzina Ingrassia ha bastonato a morte Alfio Longo. "Lui aveva scatti violenti", ha detto la donna agli inquirenti, raccontando di aver subito maltrattamenti per 40 anni. Ma nella casa sono state trovate anche piante di marijuana e armi. Accertamenti sui conti della coppia

Nessun bandito. Nessuna irruzione di estranei nella villa. La rapina non c’è stata e non sono stati i due presunti rapinatori a uccidere Alfio Longo, 67 anni, elettricista in pensione, nella sua abitazione di Biancavilla, alle pendici dell’Etna, vicino a Catania, dove i carabinieri hanno trovato anche droga e armi. I detective dell’Arma hanno infatti fermato nella notte e poi arrestato la moglie della vittima, Vincenzina Ingrassia. Che nel corso di un interrogatorio – definito “pressante e articolato” nella nota del comando provinciale – ha confessato di essere stata lei a colpirlo con un ciocco di legno sul cranio fino a ucciderlo. Longo aveva “scatti violenti” e lei era “stanca di subire” i suoi maltrattamenti, hanno spiegato gli inquirenti.

La Ingrassia ha quindi inscenato la rapina e giovedì, poco prima delle 5, ha dato l’allarme. Raccontando che due persone col volto coperto erano entrate in casa, l’avevano costretta a legare Longo e poi avevano legato lei. Ma Longo aveva riconosciuto i rapinatori che per questo lo avevano bastonato a morte prima di scappare con qualche centinaio di euro e due anelli. Questa la versione della donna prima dell’interrogatorio e del crollo. Poi è arrivata la confessione e il racconto di 40 anni di violenze subite davanti al procuratore Michelangelo Patanè che ha emesso il fermo. L’ultima discussione era andata in scena la sera stessa. Lui l’aveva di nuovo picchiata con un ciocco di legno. La notte l’ha ucciso, nel sonno, usando la stessa arma.

Quarant’anni di violenze e non una sola denuncia “per maltrattamento da parte della donna, che si sarebbe limitata a confidarsi con qualche amica”, ha sottolineato il magistrato durante la conferenza stampa. Ha “provato più vergogna che rimorso. Si è liberata di un fardello fatto di anni di violenza di ogni genere. Ha detto che lui la massacrava da anni ma ci ha anche chiesto ‘ma questo si saprà in Paese?'”, ha aggiunto il comandante provinciale dei Carabinieri di Catania, Alessandro Casarsa.

I suoi uomini però sono impegnati a fare luce su molti altri aspetti dell’omicidio di Alfio Longo. Uno su tutti: la droga e le armi che i carabinieri hanno trovato nella villa durante la perquisizione. Venti piante di marijuana e un locale, nella mansarda, allestito per essiccare e conservare la droga oltre che un fucile calibro 12 e una pistola automatica calibro 9. Ma per cercare di piazzare tutti i tasselli del puzzle al posto giusto, gli investigatori stanno compiendo anche accertamenti finanziari sui conti di Longo.