Dal St James’ Park di Newcastle al Comunale di Casazza. Dallo Strawberry Pub, tana del tifo estremo bianconero al bar centrale del paese. Quella di Fabio Zamblera, venticinque anni, attaccante inamovibile del Casazza, formazione che disputa la Promozione bergamasca, è una storia al contrario. Che parte dal prato del prestigioso club di Premier League e finisce (solo per ora) a quello del “giardino di casa”.
Zamblera infatti è originario proprio del comune della Val Cavallina ed è lì che ha iniziato a tirare i primi calci. “All’età di otto anni sono poi passato all’Atalanta dove ho completato tutta la trafila giovanile sino a giocare nella Primavera nerazzurra”, ha commentato Fabio. Successivamente è arrivata la grande occasione: “Mi cercavano tre squadre oltremanica, una era il Celtic, l’altra il West Ham e la terza il Newcastle, io ho scelto proprio i Magpies”, prosegue il centravanti orobico. Così a diciassette anni si è ritrovato ad allenarsi con campioni dal calibro di Michael Owen, reduce dal Real Madrid e Andy Carroll, che all’epoca era un ragazzino come lui. “Il periodo di cambiamento è stato molto complicato, conoscevo poco la lingua e Newcastle è una città fredda, molto diversa da Londra- ricorda Zamblera – Clima difficile, cibo insopportabile ma dal punto di vista calcistico era il paradiso”.
Per una stagione si è così allenato con la prima squadra per poi giocare con le riserve, avendo come tecnico il celebre “King” Kevin Keegan, grande campione del calcio britannico. Nel frattempo la gloria è arrivata anche dalla Nazionale italiana Under 19, con la quale nel 2008 ha partecipato ai Mondiali di categoria in Repubblica Ceca. Dopo la prima stagione a Newcastle si sono presentati i problemi con lo staff tecnico. “Gli inglesi comprano molto all’estero soprattutto i giovani – ha aggiunto – ma quando si tratta di decidere chi mandare in campo prediligono i loro connazionali”. Così Fabio si è ritrovato a dover rientrare in Italia in cerca di un’altra sistemazione.
Per sei mesi è stato a Genova, sponda Samp, quei “blucerchiati dei miracoli” di Gigi Delneri che qualche mese più tardi fecero esplodere Pazzini e Cassano. Successivamente ha cambiato club, volando alla Roma di Alberto De Rossi, papà di Daniele, dove conserva oggi i ricordi più belli: “Un’esperienza meravigliosa, sia come compagni che come ambiente”. Ma la sfortuna ancora una volta ha bussato alla sua porta e Fabio si è gravemente infortunato, rimanendo fuori praticamente tutta la stagione. Tornato in Inghilterra, nella fredda e industriale Newcastle upon Tyne, si rompe il ginocchio in ritiro. Così decide di rescindere il contratto e far rientro definitivamente a casa. “Di chiamate importanti in giro per l’Italia ne sono arrivate tante, ma nessuna si è mai concretizzata”.
Nel 2012, gli amici del Valcalepio, formazione di Eccellenza bergamasca, lo hanno chiamato: Verresti a giocare? “Subito”, è stata la risposta. Dopo qualche partita, si riaccendono le luci della ribalta, lo chiama il Brescia in Serie B e lui non ci pensa due volte, ma ha la pubalgia, così lo girano in prestito al Bellaria in Seconda Divisione. Da due stagioni è tornato a casa sua, al Casazza, in un posto che prima di essere una squadra è innanzi tutto una famiglia. “Qui mi vogliono bene, dai dirigenti ai tifosi e io li ripago con i miei gol”, racconta contento Fabio che sicuramente non ha ritrovato la magia degli stadi inglesi ma il sorriso e la voglia di ricominciare. “L’Inghilterra mi ha dato tanto e andare a vivere in un Paese diverso a soli diciassette anni mi è servito, ma questa è casa mia e io ci voglio rimanere”. Dietro di sé, sono tanti i chilometri percorsi in giro per l’Europa e le presenze negli stadi illustri, ma anche un arido campetto di provincia sa insegnare qualcosa, per esempio ad essere felici. Ed oggi Fabio Zamblera lo è.
di Federico Gervasoni