Un’inchiesta per corruzione scuote da mesi le istituzioni politiche in Guatemala. Il presidente della Repubblica centroamericana, Otto Pérez Molina, fondatore del Partido Patriota, formazione di destra, è accusato di essere al vertice di una organizzazione dedita alla corruzione che, con una struttura ramificata, controlla i traffici doganali sottraendo risorse allo Stato.
“La Línea” è denominata l’indagine aperta dalla Procura e dalla Commissione Internazionale contro l’Impunità in Guatemala, organismo patrocinato dall’Onu costituito da esperti stranieri che affiancano gli inquirenti locali nello sviluppo e nell’apprendimento di tecniche investigative.
L’appellativo giornalistico allude ad un numero di telefono al centro di intercettazioni che hanno portato alla luce un articolato sistema che coinvolge alti funzionari del Governo e vertici dell’Amministrazione tributaria i quali – secondo gli inquirenti – avrebbero sviato oltre il 50% dei dazi percepiti dallo Stato sulle importazioni. Lo scorso 21 agosto la decisiva accelerazione nelle indagini: la Procura ha notificato un ordine di arresto alla vicepresidente Roxana Baldetti e formalizzato una richiesta di antejuicio – una sorta di autorizzazione a procedere – nei confronti del presidente Pérez Molina: concussione passiva, associazione a delinquere e frode doganale i reati contestati.
Una vera “depredazione di Stato” per le decine di migliaia di guatemaltechi che ogni sabato, da 17 settimane, presidiano pacificamente le strade per invocare più trasparenza e meno impunità. “Giornata storica” quella dello scorso giovedì, titola il portale informativo guatemalteco Prensa Libre: centomila cittadini hanno chiesto le dimissioni del presidente Pérez Molina in una manifestazione civica, conclusasi in piazza della Costituzione, che ha unito contadini, rappresentanti della classe media e studenti, dimostrazione di massa accompagnata dallo sciopero generale indetto dal “Cacif”, un potente comitato che coordina associazioni di agricoltori, commercianti e industriali.
Anche le organizzazioni religiose sono in prima fila contro la corruzione politica, nelle scorse settimane, su iniziativa del Consiglio ecumenico cristiano, rappresentanti di diverse confessioni hanno marciato per protestare contro la corruzione politica e per una riforma elettorale. Travolto dalle critiche il presidente respinge, senza convinzione, le accuse e invoca il complotto internazionale, un chiaro riferimento alla Commissione Internazionale contro l’Impunità delle Nazioni Unite che, dopo dieci mesi di lavoro, ha scoperchiato lo scandalo politico.
Pérez Molina, già in aprile, dopo l’apertura del fascicolo penale, aveva espresso la volontà di non rinnovare il mandato della Commissione, in scadenza nel prossimo settembre, ipotesi censurata anche da Transparency International che ha lanciato l’allarme sulla soppressione di uno strumento divenuto essenziale nel contrasto alla corruzione. Il massiccio appoggio che in queste ore i guatemaltechi stanno dando agli inquirenti e alla Commissione dell’Onu dovrebbe scongiurare anche questo pericolo.