PAGINE NERE - Libri su crimini veri italiani e no/ Il diario in presa diretta di Gianni Palagonia - nome finto di un investigatore vero - in servizio negli anni 2000 nell'ufficio di collegamento di Tirana. Le ragazze inghiottite nella tratta, il trafficante in visita a una grande discarica italiana, il ministro che viaggia su una Mercedes rubata in Germania. Ritratto criminale (e sentimentale) di un Paese molto vicino a noi
Naturalmente Palagonia si imbatte in tragiche storie di emigrazione, viste con gli occhi degli altri. Come le croci bianche intorno alla chiesa di Blinshit – tra le montagne del Nord, la parte più povera dell’Albania – dedicate alle “ragazze smarrite di Zadrima”. Cioè le ragazze rapite dai trafficanti per essere avviate alla prostituzione in Italia, di cui i familiari non hanno saputo più nulla. Il che ci ricorda dolorosamente che a volte i temuti barconi dell'”invasione” sono trainati più dalla domanda che dall’offerta. Ma non è questo l’unico business criminale tra le due sponde dell’Adriatico. Il poliziotto-scrittore racconta una rocambolesca indagine su uno dei più importanti trafficanti di droga albanesi, in contatto con la ‘ndrangheta, agganciato in palestra dalla squadretta di investigatori italiani e inzeppato di “cimici” in occasione di un suo viaggio in Italia. Anche qui i nomi sono finti, tranne uno, quello di Borgo Montello. A sopresa, questa piccola frazione del Comune di Latina è l’unica meta del viaggio del trafficante, oltre alla visita a una società che si occupa, guarda un po’, di impianti eolici. Borgo Montello è la sede della seconda discarica di rifiuti del Lazio, intrisa di veleni e misteri. Poi ci sono i criminali disorganizzati, ma pericolosi lo stesso. Come l’albanese residente in italia che via sms annuncia a un amico di essere tornato in patria a uccidere “quella puttana” della sue ex, colpevole di essersi trovata un altro un po’ troppo presto, dando adito al sospetto di corna pregresse. La ragazza in questione ringrazierà le intercettazioni telefoniche.
E’ la dura legge del Kanun, il codice d’onore tradizionale che regola in modo drastico le questioni d’onore e le vendette di sangue e priva le donne di qualunque diritto (eredità compresa). Palagonia racconta un’Albania dove il Kanun offre la griglia di “valori” alle organizzazioni criminali, la corruzione è capillare – la mazzetta è necessaria anche per ottenere le minime cure in ospedale -, politici e mafiosi vanno a braccetto, i poliziotti integri finiscono disoccupati, per chi ha le amicizie giuste la legge è un optional e la maggioranza degli onesti fa sforzi eroici per resistere e sopravvivere. E ‘ citato anche un ministro che viaggia su una “Mercedes rubata in Germania” con due mafiosi come guardaspalle, ma il “protocollo” in casi come questi non prevede interventi da parte dei nostri agenti. Di fronte a questa Albania il poliziotto italiano si stupisce. Ma fino a un certo punto.
LA FRASE. “Il controllo non lo vuole nessuno perché sarebbe una perdita enorme di denaro che serve comunque a muovere l’economia di un’intera nazione e a fare arricchire i soliti noti”.