Le parole pronunciate da Erri de Luca al concerto di Melpignano suscitano qualche doverosa riflessione. “La Notte della Taranta”, da quasi due decenni, è il più grande evento musicale dell’estate del Sud, il cui ritmo esplode sul cuore caldo della penisola salentina, attingendo energia e musicalità dalle radici più profonde della civiltà mediterranea. De Luca ha parlato di Sud, in senso lato. Come luogo o identità.
Uso un termine forte, volutamente: identità, ossia esattamente quel che manca a tutti i Sud. A quello geografico, sociale ed economico; a moltitudini di disoccupati, precari, pensionati con un piede nella miseria, ma anche cittadini con diritti e dotazioni di servizi lacunose a causa di malapolitica e ascarismo suddito. Come scrive Latouche, “i vinti […], anche se più numerosi che mai, sono divisi, destrutturati, deculturalizzati”.
È la stessa mancanza di identità che viene imputata persino al progetto europeo, che non può fondarsi su basi meramente economiche, senza un profondo idem sentire di carattere spirituale, storico, culturale. Riprendo le parole di De Luca, ospite sul palco del concerto del Canzoniere Grecanico Salentino: “Al mondo esiste più sud che nord. Il sud non si limita al suo emisfero legittimo, ma supera l’equatore, attraversa l’Africa, si affaccia sul Mediterraneo, lo naviga fino in cima. L’Italia, la Grecia, la Spagna appartengono a questo sud maggioranza del mondo. Da noi il nord non c’è. Qualche frastornato geografico ogni tanto dice che abita al nord, ma è come se un calabrese si dichiarasse settentrionale perché sta più al nord della Sicilia. In Italia il nord non esiste. Apparteniamo tutti al sud del mondo, siamo una delle sue sfumature”.
Inutile guardare altrove, scimmiottando goffamente modelli che non ci appartengono, con il solo risultato di sradicare le intelligenze migliori dalla propria terra madre per poi lasciar violentare il territorio con trivelle, tubi, pozzi, veleni. Occorre pensare a un percorso articolato e graduale di consapevolezza, identità e partecipazione. Sarebbe ora di costruire un’economia a bassa entropia, o, come preferisco dire, “ipoentropica”. Mobilità elettrica, case energia-zero, filiera corta, produzione a minore impronta ambientale potrebbero essere la grande opportunità per tutti i Sud del mondo. Queste scelte, opportunamente incentivate, prevalentemente a livello locale, permetterebbero di ridurre drasticamente il fabbisogno di energia primaria nelle abitazioni e le emissioni di gas serra per la mobilità. La strada alternativa, ossia quella che stiamo già percorrendo ad alta velocità, prevede un consumo quotidiano di idrocarburi che equivale al lavoro di più d i 300 miliardi di esseri viventi. Uno scandalo, un abominio economico, in altri termini.
Erri De Luca espande “i confini del Sud” all’Italia intera. Nessuno si illuda, dunque, di riuscire a salvarsi da solo.
Tempo fa, lo scrittore aveva detto che “l’Italia è un braccio che si stacca dalla spalla delle Alpi e dal blocco dell’Europa e se ne va in mezzo al Mediterraneo finendo a mano aperta. E già, perché la Puglia e la Calabria sono le estremità di una mano aperta. Mentre la Sicilia somiglia a un fazzoletto che saluta”.
Saluta chi parte, mosso dalla crisi, e saluta chi giunge dall’orizzonte, saluta quel Mediterraneo che per noi è appartenenza “per nascita e destino”. E oggi è incarnazione liquida di speranze, minacce e disperazione. Ma anche, di paure e contraddizioni: l’Italia che lamenta l’afflusso abnorme di immigrati è contemporaneamente responsabile di un boom d’emigrazione verso la Gran Bretagna.
E sempre De Luca scrive: “L’Italia è terra che si è messa in mezzo, con isole vulcaniche, chiari di luna e di coltelli, capperi, menta, agnelli, è una luce di lacrima negli occhi che brilla pure al buio senza cadere. Per noi italiani del 1900 il Mediterraneo è stato buttafuori. A milioni ci ha avviato per l’uscita di Gibilterra, allo sbaraglio delle immigrazioni. Oggi il Mediterraneo è butta dentro di nuovi viaggiatori della necessità, oggi come allora titolo di viaggio è solo andata”.
Ringrazio la giornalista Gabriella Della Monaca, responsabile comunicazione dell’evento “La Notte della Taranta” 2015, per avermi fornito utili informazioni e le belle foto presenti nell’articolo.