Un'analisi del centro studi dell'organizzazione evidenzia che il valore dei contratti sottoscritti dallo Stato con le banche d'affari per tutelarsi da rischi (come un aumento dei tassi di interesse) nell'ultimo anno è aumentato del 30%. In totale, i derivati del settore pubblico e privato valgono 166,6 miliardi, 13,6 in più rispetto a dodici mesi fa
Le perdite potenziali per lo Stato italiano legate ai derivati sul debito pubblico sono salite a quasi 37 miliardi di euro. E’ quanto emerge da un’analisi del centro studi di Unimpresa, in base alla quale nell’ultimo anno “la massa di derivati finanziari in passivo nei bilanci dello Stato si è allargata di quasi il 30% ed è arrivata a quota 36,8 miliardi”. In aprile il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan ha annunciato che il governo ha avviato un processo di ristrutturazione dei contratti in essere con le banche d’affari, che sono stati sottoscritti perlopiù per tutelarsi dal rischio di un aumento dei tassi di interesse ma in seguito alla loro progressiva diminuzione si sono in diversi casi trasformati in un boomerang.
Ampliando lo sguardo anche al settore privato, secondo i calcoli dell’organismo di rappresentanza delle piccole e medie imprese, “la montagna di titoli finanziari ad alto rischio, cioè potenzialmente in perdita, è cresciuta in totale di oltre l’8% in un anno (dal 2013 al 2014) passando da 153 miliardi di euro a 166 miliardi“.
L’aumento complessivo dell’esposizione comunque “è legato soprattutto all’aumento di questo tipo di attività finanziarie all’interno dei bilanci dello Stato centrale, dove risultavano alla fine dello scorso anno perdite potenziali pari a 36,8 miliardi in crescita rispetto ai 28,7 miliardi dell’anno precedente: 8,1 miliardi in più in 12 mesi (+28,1%). Su anche i derivati “a rischio” delle banche, in crescita di 4,7 miliardi da 105,7 miliardi a 110,5 miliardi (+4,4%)”.
Dall’analisi, basata su dati della Banca d’Italia, emerge la sostanziale invarianza (+0,7%) dei derivati in perdita nelle amministrazioni locali, che dal 2008 non possono più sottNei 12 mesi sotto la lente, le consistenze dei bilanci di comuni, province e regioni sono passate infatti da 1,26 miliardi a 1,27 miliardi, con un aumento di soli 9 milioni. Lieve incremento per i prodotti speculativi nei bilanci delle imprese: a fine 2014 l’ammontare è salito di 347 milioni a quota 7,6 miliardi rispetto ai 7,3 del 2013 (+4,7%). Nel comparto assicurativo e dei fondi pensione si è passati da 5,2 a 5,5 miliardi (+5,1%), in aumento di 269 milioni, mentre il resto degli intermediari finanziari ha registrato una crescita di 164 milioni (+3,5%) da 4,6 miliardi a 4,8 miliardi.