La prima a dirlo è stata la De Girolamo: "Alfano andrà con Renzi". Poi le dichiarazioni alcuni esponenti del partito, come Gioacchino Alfano (omonimo) e l'ex socialista Pizzolante. L'avvicinamento tra democratici e centristi di Area Popolare sembra progressivo. Smentisce Cicchitto, così come altri colleghi di partito. Ma Ernesto Carbone spiega: "Se c'è condivisione di progetto, non c'è preclusione". Un'ipotesi che fa inorridire la sinistra del partito: "Così rischiamo il tracollo"
Schiacciati a destra dalla Lega di Matteo Salvini, tentati a sinistra da un’alleanza organica con il Partito democratico di Matteo Renzi. Una metamorfosi di fatto già avviata dall’esperienza di governo e il cui completamento potrebbe rivelarsi, per il Nuovo Centrodestra, l’unica scialuppa per evitare l’annegamento negli sbarramenti dell’Italicum, la nuova legge elettorale, alle prossime politiche. L’ultimo indizio sulla rotta intrapresa dal movimento guidato da Angelino Alfano lo aveva messo nero su bianco, sulle colonne del Corriere della Sera, l’ex ministro delle Politiche agricole Nunzia De Girolamo sbattendosi dietro la porta del Ncd: “Mi ero illusa che onorasse il nome che porta, Nuovo Centrodestra. E invece stanno lavorando per aggregarsi al centrosinistra”. Profetizzando, nel suo addio al partito, che “Angelino Alfano e il Nuovo Centrodestra, se si votasse domattina, si candiderebbero con Matteo Renzi”. Da una parte l’esperienza – per ora modesta e destinata all’estinzione – dei moderati ex berlusconiani potrebbe salvarsi e vivere ancora in Parlamento. Dall’altra il Pd si assicurerebbe un grappolo di voti utili in caso di un eventuale ballottaggio alle Politiche.
La svolta a sinistra. Cicchitto: “Nessuna trattativa”
Un sospetto che, nelle ultime ore, ha preso sempre più consistenza. Fino ad assumere i contorni di una vera e propria trattativa tra Area Popolare, la componente parlamentare formata da Ncd e Udc, e il Pd per assicurarsi una “quota” di salvataggio nel listone dei democratici alle elezioni politiche, quando saranno. Al Nazareno sarebbero disposti a concedere 15 seggi sicuri, i centristi punterebbero ad ottenerne almeno 20. Una zattera sulla quale potrebbero imbarcarsi gli stessi Alfano e Casini, l’attuale ministro della Salute, Beatrice Lorenzin (vicinissima a Renzi), quello dell’Ambiente Gian Luca Galletti, Lorenzo Cesa, Dorina Bianchi (il suo nome circolava nei mesi scorsi tra i papabili per un ingresso nel governo) e Rosanna Scopelliti. Ma anche gli ex socialisti, come Sergio Pizzolante e Fabrizio Cicchitto che, sentito da ilfattoquotidiano.it, precisa: “A me non risulta che ci sia in corso una trattativa per l’attribuzione di una ventina di parlamentari al Nuovo Centrodestra”. Ma, riguardo alle prospettive politiche del suo partito, rilancia: “Allo stato attuale è impossibile un’alleanza con Salvini e Berlusconi mentre con il Pd è possibile fare alleanze sulla base di programmi condivisi”. “Non esiste nessuna trattativa” insiste Cicchitto parlando con il Garantista. “La ragione di questo bombardamento – aggiunge – che è arrivata fino a dare una non-notizia anzi una autentica bugia come quella secondo la quale Alfano e Casini starebbero trattando con Renzi l’elezione nelle liste del Pd nelle future elezioni di circa 15/20 parlamentari (dei quali sono stati dati anche i nomi con l’evidente obiettivo di indispettire gli altri 45) è quella di provocare una sorta di ammutinamento, specie nel gruppo al Senato, facendo mancare dei voti determinanti per la riforma costituzionale”. Nessuna confluenza di Ncd nel Pd, quindi, per la quale Cicchitto non vede le condizioni ma “la possibilità di continuare la collaborazione, soprattutto creando un aggregatore di forze centriste che abbiano forza contrattuale con il Partito democratico”. Il primo passo, come suggeriva Pizzolante su Fatto, sarebbe quello di “cancellare tutte le sigle di Area Popolare (Ncd e Udc, ndr) per dare vita ad un nuovo partito moderato e liberale alleato del Pd renziano”. Anche perché entrare nel centrosinistra con il nome di Nuovo Centrodestra sarebbe una forzatura lessicale prima ancora che politica.
Ncd, Napoli contro Milano
Indizi, per adesso, che si sommano, tanto per citarne qualcun altro, alle esternazioni del sottosegretario alla Difesa e coordinatore del Ncd in Campania, Gioacchino Alfano: “Noi siamo già alleati del Pd a livello nazionale. E personalmente mi sento più a mio agio con questo Pd che con Salvini – spiegava al Corriere del Mezzogiorno – Nel Pd sta prevalendo una mentalità pragmatica, risolutrice, moderata e non ideologica. Io, da sottosegretario alla Difesa, ricevo dal Partito democratico una fattiva e costante collaborazione”. Come pure, sempre dal territorio, segnali nella stessa direzione erano arrivati, qualche mese fa, dal segretario regionale del Pd in Sicilia, Fausto Raciti: “Al momento non c’è alleanza tra Pd e Ncd se non nelle elezioni amministrative”, argomentava dalle colonne di Repubblica Palermo, “Vogliamo pensare però che Ncd possa costituire un pezzo di Area popolare, tenendo conto che il governo nazionale oggi è sostenuto da forze più ampie di quanto siano quelle che sostengono il governo regionale”. Una strada, quella dell’alleanza con il Pd, che non tutti dentro il Ncd sembrano però condividere. Alessandro Colucci, coordinatore degli alfaniani in Lombardia, assicura all’agenzia Askanews: “Posso confermare che in prospettiva delle prossime elezioni amministrative, né per Milano né per altre città, ci sono alleanze con la sinistra”. “Una posizione coerente con la scelta assunta nell’ultima tornata elettorale, dove il nostro partito si è presentato come chiara alternativa alla sinistra aderendo a coalizioni, come in Liguria o a Venezia, o scegliendo di correre in completa autonomia, come in Veneto”.
Né Renzi né Salvini
Divergenze certificate anche da altri autorevoli esponenti nazionali del partito di Alfano. Come il senatore Giuseppe Esposito: “C’è un po’ di confusione, l’ho già definita una schizofrenia dicotomica, con affermazioni divergenti dalla Lombardia alla Campania, come quelle di Colucci e Gioacchino Alfano”, spiega a ilfattoquotidiano.it, “Non possiamo fare la politica del doppio forno”. Politica, peraltro, già sperimentata in passato con scarsa fortuna proprio dall’Udc, oggi alle prese con il nodo della sopravvivenza non solo politica ma anche economica: le casse dei centristi sono in rosso per quasi due milioni di euro. “Chi l’ha fatto in passato è stato punito dagli elettori – ricorda del resto ancora Esposito – La dirigenza nazionale deve prendere in considerazione questo aspetto. Con il Pd abbiamo fatto un accordo non di carattere elettorale, ma per fare le riforme. Per il futuro posso dire che non andrò mai con il centrodestra di Salvini. Io immagino un soggetto moderato unitario che possa sfidare Salvini e Renzi”. Insomma, una voce critica rispetto alla linea imboccata dal partito, che non sarebbe isolata nelle stanze del Ncd. E nel Partito democratico? Cauto, ma al tempo stesso possibilista, il renziano Ernesto Carbone. “Per quanto riguarda le alleanze alle Amministrative passerà almeno un anno. Il rapporto con Ncd nella maggioranza sono buoni, le cose stanno andando bene – spiega il componente della segreteria Pd – C’è la consapevolezza di alcune diversità, ma in politica si possono colmare. Non so dire cosa succederà in futuro. Se c’è la condivisione di un progetto politico non c’è alcuna preclusione”.
Sinistra Pd in allarme
Un’apertura che non piace affatto alla sinistra Pd. “L’idea di costruire, per le prossime politiche, un’alleanza organica con un pezzo del centrodestra, da Alfano a Sacconi, da Cicchitto a Verdini, è la traduzione che Renzi è tentato di dare del progetto del partito della nazione”, argomenta il bersaniano Alfredo D’Attorre sentito da ilfattoquotidiano.it, “Una linea politicamente ed elettoralmente perdente, che non solo non ha il consenso della base del Pd, ma rischia di imbarcare pezzi di ceto politico del centrodestra senza effettivi benefici in termini di voti reali, come hanno dimostrato le ultime elezioni amministrative”. Il rischio, insomma, è quello di “mettere in fuga una parte dell’elettorato di centrosinistra senza sfondare a destra, snaturando il ruolo del Partito democratico che dovrebbe essere quello di motore del centrosinistra”. D’Attorre è categorico: “Siamo ad un bivio politico di fondo sul quale credo sia necessario che prima o poi i nostri iscritti e militanti siano chiamati a pronunciarsi. Anche perché si andrebbe in sostanza verso una sorta di nuova Margherita, che però guarderebbe a destra più che a sinistra. Un Pd che renda organica un’alleanza con pezzi del centrodestra, sia nelle scelte politiche che programmatiche, è un Pd destinato al tracollo elettorale. Una strada che rischia di farci precipitare sotto il 20 per cento”.
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