“I diritti individuali sono in larga parte già riconosciuti nel nostro ordinamento”. Così il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, a margine delle celebrazioni per la festa della Madonna della Guardia a Genova, ha risposto ad una domanda sull’eventuale necessità di norme in Italia per riconoscere diritti alle unioni di fatto. “Questa è la posizione della Chiesa e questa posizione sarà sempre enunciata con libertà di parola da parte di tutti”, ha aggiunto il cardinale lombardo. Un atteggiamento che, secondo il presidente Cei, “non è contro nessuno” ma “è per la famiglia” e “crede nella famiglia come la Costituzione riconosce: un papà, una mamma, i bambini in un patto coniugale di amore basato sul matrimonio”, ha chiarito. Secondo Bagnasco i diritti individuali sono “in larga parte riconosciuti già nel nostro ordinamento”, e pertanto “se la questione è quella di assicurare i diritti individuali, questi sono già in larga parte riconosciuti. Mi fermo a questa constatazione”, ha aggiunto.
Il commento del presidente della Cei giunge dopo la marcia indietro sulle unioni civili da parte del Partito democratico. Dopo vari annunci e pochi giorni dopo la partecipazione del premier Matteo Renzi, per la prima volta, al Meeting di Cl a Rimini, il ddl del sulle unioni civili sarà modificato. A ufficializzare il cambio di rotta è stata la stessa relatrice del testo, la senatrice del Pd Monica Cirinnà. L’esponente dem ai microfoni di Radio Popolare ha spiegato: “E’ vero che si sta lavorando ad ipotesi di modifica, ma non è detto che siano modifiche al ribasso. Accetterò qualche cambiamento all’art.1 e 3 che invece che citare gli articoli del codice civile” che fanno riferimento al matrimonio “avrà un elenco di diritti“. Con buona pace del sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto, secondo il quale entro la fine del 2015 l’Italia avrebbe avuto la sua legge sulle Unioni Civili, senza alcun cambiamento al ddl già approvato in commissione Giustizia al Senato.
“Occorre uno sforzo di riscrittura per costruire una legge originale che sia conforme alla nostra Costituzione e che risponda ai due pilastri fissati dalla Corte”, aveva ammonito ieri Cesare Mirabelli, ex presidente della Corte costituzionale in un’intervista rilasciata ad Avvenire. Nell’avvertimento “davanti a un serio rischio di costituzionalità”, il presidente emerito indicava un nodo fondamentale: “Evitare la omologazione al matrimonio”. Ora l’affondo della Chiesa, con le parole del cardinal Bagnasco.
Franco Grillini, presidente Gaynet Italia, ha definito il pensiero del presidente della Cei “una bugia sesquipedale per il semplice fatto che non c’è alcuna norma consistente che riconosca i diritti delle famiglie lgbt”. “Perchè Bagnasco (che non si è sposato e che non ha figli) dall’alto della sua sapienza familista non elenca con dovizia di particolari i presunti diritti già riconosciuti? – si chiede nella nota l’associazione – Per il semplice motivo che mente spudoratamente a fini di propaganda”.