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La politica inglese, come la ricordavo, era una cosa seria; criticabile agli occhi di un meridionale d’Europa per la scarsa partecipazione popolare (in realtà partecipazione c’è ma è tanto mediata da sembrare quasi invisibile) ma indubbiamente un sistema pragmatico ed efficace. Il secondo governo Cameron, invece, con la sua guerra dichiarata ai poveri, interni ed esterni, e le provocazioni quotidiane all’Europa, materializza la distopica società britannica della docu-fiction pre-elettorale di Channel 4 incentrata una eventuale vittoria di Nigel Farage. Solo che alla fine, nella realtà, hanno vinto i Tories, abbracciando con entusiasmo la “politica da pub” dei protagonisti Ukip: ovvero quando le chiacchiere da bar entrano nella stanza dei bottoni.

Prendiamo la conservatrice Theresa May, ministro dell’Interno in carica e la sua ultima uscita sulla libera circolazione ospitata sul Sunday Times, che a detta della signora, in pratica, ad aver diritto di rimanere sul suolo britannico sarebbero solo lavoratori con già un impiego, e non quelli che cercano un lavoro. Leggendo il titolo del Guardian, che riprendeva l’intervento, ho pensato stessero esagerando: non può averlo detto. E invece si, Theresa May crede, o vuole far credere, che uno dei quattro pilastri dell’Ue sia stato pensato solo per dirigenti d’azienda, maghi della finanza e i “nuovi operai” altamente specializzati dell’IT. Tutti quelli, insomma, che il lavoro lo trovano prima di partire.

E con questa sparata riesce a superare a destra persino Farage, che le crociate contro le migrazioni interne almeno le limitava al sud-est dell’Unione. L’ennesima crepa nella fragile armatura del grande malato – l’Ue – è la guerra contro il turismo del welfare, un evergreen che in Inghilterra rispunta periodicamente. Una vera e propria leggenda metropolitana di stato alimentata, probabilmente, dalle immagini quotidiane di file chilometriche agli Uk border controls di ogni aeroporto del Regno. Ovviamente, quei migranti europei lì, sono tutti potenziali ladri del ricchissimo e generosissimo welfare che eroga a ogni disoccupato, udite udite, 73 sterline a settimana (in zona euro sarebbero circa 100 euro).

Secondo Theresa May, insomma, orde barbariche di immigrati meridionali  starebbero approfittando della libera circolazione Ue per raggiungere il Regno Unito, e mettere le mani su un prezioso bottino di ben 400 euro mensili, sufficienti in città come Londra, forse ad arrivare al primo weekend del mese, sperando che il mese cominci di sabato. Il dettaglio non è sfuggito al Consiglio d’Europa che lo scorso anno ha duramente criticato gli scarsi importi  dei sussidi erogati da Londra. Il ministro delle Finanze Ian Duncan Smith, che combatte da tempo una sua personale battaglia contro i benefit  per gli invalidi, fornì una complessa risposta tecnica a Strasburgo: “siete matti”.

Beh, diciamo che in questa vicenda è difficile trovarne uno sano di mente,  se si pensa che a Londra l’affitto di una camera può superare anche mille euro al mese. Per non parlare poi dei “turisti di welfare” britannici in Europa: sono migliaia, sparsi in ogni Paese e percepiscono, soprattutto in Germania, nei Paesi Bassi e in Scandinavia,  molto più di quanto prenderebbero nel Regno Unito. Alcune situazioni sono surreali: il numero di disoccupati iberici che percepiscono il benefit in Inghilterra è quasi uguale a quello dei britannici con sussidio in Spagna.

Theresa May e David Cameron devono solo sperare che in caso di Brexit nessuno decida di rimandare indietro i “turisti britannici del welfare” altrimenti, numeri alla mano, il Regno rischierebbe di affondare.

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