Maledetta quella slitta sulla strada innevata. Wim Wenders riparte da qui. Quando James Franco, lo scrittore in crisi creativa Tomas, si ritrova all’improvviso, davanti al cruscotto del Suv, un puntino scuro in lento ma inesorabile movimento verso gli pneumatici della jeep. Fran, diceva Baricco a proposito del chiodo che una bella mattina non regge più il quadro e cede facendo cadere l’oggetto appeso. Fran, appunto per Wenders e Franco/Tomas tra le nevi dell’Ontario canadese, nel film Ritorno alla vita, che dal 24 settembre 2015 sarà nelle sale italiane distribuito da Teodora in 125 copie – 25 in 3D e le altre cento in 2D -, e di cui FQMagazine propone alcune immagini in esclusiva.
“Non sono stato io a scegliere questo film, è stato lui a scegliere me”, ha spiegato Wenders all’ultimo Festival di Berlino dov’è stato celebrato con un Orso d’oro alla carriera. “Il copione mi è arrivato per posta, spedito da un giovane sceneggiatore norvegese, Bjørn Olaf Johannessen, che avevo incontrato durante il Sundance Script Lab: in quell’occasione Johannessen vinse il primo premio con la sceneggiatura di Nowhere Man e io ero il presidente della giuria. Ma non mi aspettavo che avrebbe scritto qualcosa per me ed erano passati tre anni da quell’incontro”. Settant’anni appena compiuti, Wenders è al suo 27esimo film. Lontanissimo dagli esordi del Nuovo Cinema Tedesco, lontano pure dai favolosi Ottanta che lo videro scalare l’olimpo dei palmares nei festival internazionali, il regista tedesco ha innescato da una quindicina d’anni la marcia in folle, cercando in continuazione un’ibridazione di generi, stili e contenuti che ha sicuramente mantenuto un fondo di malinconica allure wendersiana, ma che ogni volta sembra ripartire da capo. Con Ritorno alla vita, ad esempio, Wenders utilizza nuovamente il 3D dopo l’egregio tentativo con Pina nel 2011, sostenendo come il dispositivo tridimensionale porti ad una maggiore “partecipazione emotiva alla storia e ai personaggi”.
Lasciamo allo spettatore la sentenza definitiva, anche perché il film si potrà vedere in sala sia con gli occhialetti che senza. E lasciamo anche il giudizio ultimo a chi vedrà il film basato su una storia sinuosa ed affascinante dove al centro del racconto sta sì lo scrittore in crisi Tomas e la spinta centripeta verso il proprio universo relazionale – le attrici sono Charlotte Gainsbourg, Rachel McAdams e una molto wendersiana new entry come Marie-Josée Croze -, ma anche, e soprattutto, sul tormento e l’ardore interiore del letterato che dai fatti che gli accadono trae spunto per creare frasi e parole. “Gli scrittori tendono a proteggere i loro segreti, sono quasi costretti a farlo”, ha spiegato Wenders. “Poiché devono trasformare tutto in parole, nel lavoro solitario e enigmatico che fanno attraverso il linguaggio, e non possono rivelare troppo negli incontri e nelle conversazioni con gli altri. Gli scrittori che conosco personalmente – Peter Handke, Paul Auster o Sam Shepard – sono circondati da questo mistero, credo per lo stesso motivo. Tomas fa parte di queste persone enigmatiche, anche se poi gli eventi che deve affrontare lo spingono a reagire e a uscire dal suo guscio”. Ritorno alla vita è costato 8 milioni e mezzo di euro, è già uscito in Germania e in Francia, e parteciperà al festival di Toronto tra pochi giorni per cercare un rilancio sul mercato americano e canadese.