Nel mese di luglio il tasso dei senza lavoro è sceso ai minimi dal 2013. Per gli under 24 si è fermato al 40,5%, calando di 2,5 punti. Per quanto riguarda il secondo trimestre, dopo l'entrata in vigore della riforma del governo Renzi, le persone che lavorano sono cresciute di 180mila unità ma solo tra i più senior. E, nonostante gli sgravi per i contratti stabili, aumenta l'incidenza dei dipendenti a termine
A luglio il tasso di disoccupazione è stato del 12%, il più basso dal 2013, e gli occupati sono aumentati di 44mila unità. Rispetto al luglio 2014 lavorano 235mila persone in più, cosa che, rileva l’Istat, porta a 22.779.000 il totale degli italiani che hanno un posto. Ma, guardando al secondo trimestre dell’anno, i dati sull’impatto del Jobs Act e degli sgravi contributivi sono in chiaroscuro. Perché a determinare l’aumento dell’occupazione rispetto allo stesso periodo del 2014 (180mila i posti in più) sono in buona parte le riforme della previdenza, l’ultima delle quali firmata da Elsa Fornero e Mario Monti: diminuiscono infatti gli over 50 che vanno in pensione. “Al calo degli occupati 15-34enni e 35-49enni continua a contrapporsi la crescita degli occupati ultra 50enni”, spiega l’istituto di statistica, “anche a motivo delle mancate uscite dal lavoro generate dall’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione”. Rispetto poi al miglioramento della “qualità” del lavoro, aspetto sempre sottolineato dal ministro Giuliano Poletti, per ora i numeri dell’istituto non permettono di gridare vittoria: l’incidenza dei dipendenti a termine sul totale degli occupati è salita dal 10,4% del secondo trimestre 2014 al 10,7 per cento.
Il premier Matteo Renzi ha commentato i dati sul mese di luglio in un video pubblicato sulla sua bacheca Facebook: sono “particolarmente significativi”, ha detto, “+44mila occupati e -143mila disoccupati. Per chi è occupato a pensare alle statistiche, questi sono solo dei numerini. In realtà è molto di più: donne del sud che trovano un’occupazione, 50enni che tornano ad avere una chance grazie al Jobs act”. “Settembre inizia con numeri buoni”, ha sostenuto poi il premier facendo riferimento alla revisione del dato sulla crescita del Pil nel secondo trimestre, portato dallo 0,2 allo 0,3%.
A luglio disoccupazione giù del 2,5% per i giovani – Il tasso di disoccupazione a luglio è sceso al 12%, 0,5 punti in meno su giugno e -0,9% nei dodici mesi. Il valore è il più basso da luglio 2013 e, essendo “destagionalizzato”, non risente dei contratti stagionali. E’ migliorata ancora di più la situazione dei 15-24enni: per loro il tasso di disoccupazione è sceso al 40,5%, -2,5% sul mese precedente e -2,6 su base annua. Anche in questo caso è il valore più basso da due anni. E’ utile però, per capire come si sta muovendo il mercato, guardare i numeri assoluti. Gli under 24 senza un impiego e in cerca di lavoro sono 616mila, 51mila in meno rispetto al mese prima. L’incidenza dei giovani disoccupati tra i 15 e i 24 anni sul totale dei giovani della stessa classe di età è scesa al 10,4%. Significa che poco più di un giovane su 10 è disoccupato. Ad avere un lavoro sono invece in 903mila, dato identico a quello dello scorso marzo. Le serie storiche mostrano comunque che fino a oggi non c’è stata una chiara tendenza all’aumento: i giovani occupati erano 906mila a gennaio, 895mila a febbraio, 903mila, appunto, a marzo, e in aprile sono saliti a 919mila, per poi tornare a calare a 885mila in maggio e 881mila in giugno.
Tasso di occupazione al 56,3% – In parallelo sono aumentati gli occupati: 44mila unità in più rispetto a giugno, +0,2%. Sul luglio 2014 il rialzo è dell’1,1%, con 235mila persone occupate in più. Il tasso di occupazione, cioè la percentuale di popolazione con un lavoro sul totale degli italiani, è salito al 56,3% tornando ai livelli di novembre 2012. Sono più numerosi però (99mila in più) anche gli inattivi, cioè coloro che non cercano attivamente un impiego: dopo la lieve crescita di maggio (+0,1%) e il calo di giugno (-0,3%), la stima aumenta dello 0,7%. Il tasso di inattività è al 35,9%, in aumento di 0,3 punti percentuali. Secondo Paolo Mameli dell’ufficio studi di Intesa Sanpaolo, “quello di luglio è sicuramente un dato positivo: sarebbe però sbagliato enfatizzare soltanto il deciso calo del tasso di disoccupazione, la cui discesa va in realtà imputata più alla contrazione della forza lavoro che all’aumento degli occupati”. Loredana Federico di UniCredit sottolinea poi che “siamo molto lontani dalla performance positiva di aprile (quando il tasso di occupazione ha toccato il massimo da dicembre 2012, ndr) e luglio sarà molto probabilmente un mese anomalo.Restiamo del parere che la crescita degli occupati procederà nella seconda parte dell’anno ma a ritmo moderato e per la media d’anno confermiamo l’indicazione di 12,6%” come tasso di disoccupazione complessivo.
Nel secondo trimestre salgono gli occupati. Ma solo over 50 – L’istituto di statistica ha poi diffuso i dati sull’andamento del mercato del lavoro nel secondo trimestre. Subito dopo l’entrata in vigore del Jobs Act, il 7 marzo. Gli occupati sono aumentati di 180mila unità, di cui 120mila al Sud. L’aumento è dello 0,8%, rispetto al +0,6% del primo trimestre 2015 e al +0,7% dell’ultima parte del 2014. La serie positiva, fanno sapere dall’Istat, va avanti fin dal secondo trimestre 2014. Ma a beneficiarne, tra aprile e giugno 2015, sono stati soprattutto gli over 50 (+5,8% di occupati), mentre i 15-34enni e i 35-49enni con un posto di lavoro sono calati. Situazione che l’Istat spiega con “le mancate uscite dal lavoro generate dall’inasprimento dei requisiti per accedere alla pensione”. Insomma, merito soprattutto della riforma Fornero e dei precedenti interventi sul sistema previdenziale. Come confermato anche dai dati di dettaglio sul carattere della nuova occupazione: nel secondo trimestre è continuato l’aumento del numero dei dipendenti a tempo indeterminato, saliti rispetto al secondo trimestre 2014 di 106mila unità (+0,3%), ma “l’incremento riguarda gli ultra 50enni e interessa soprattutto le donne, il terziario, il Centro e il Mezzogiorno“. Altri 77mila nuovi posti (+3,3%) sono invece a termine.
Cresce ancora l’incidenza dei dipendenti a termine – Sempre rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, nonostante la riforma del lavoro e gli sgravi per le assunzioni a tempo indeterminato, sale al 10,7% dal 10,4% l’incidenza dei dipendenti a termine sul totale degli occupati. Si riduce il numero di lavoratori indipendenti con contratti di collaborazione: 45mila in meno, che corrispondono a un calo dell’11,4% sul 2014. E’ l’effetto della parte del Jobs Act che prevede l’abolizione dei co.co.pro.
Disoccupazione al Sud resta oltre il 20% – Quanto alla disoccupazione, dopo 14 trimestri di crescita e il calo nel primo periodo del 2015 il tasso si attesta al 12,1% (-0,1 punti su base annua). Si sono ampliati però i divari territoriali: se al Nord il tasso di disoccupazione è al 7,9%, nel Centro si arriva al 10,7% e nel Sud al 20,2%. Il tasso di disoccupazione dei più giovani, nella media del periodo, è stato invece del 41,1%.