La sentenza di Clemente Mastella è senza appello: “Se Ncd si ‘sciogliesse’ nel Pd sarebbe un errore e la morte del centro, una scelta dei singoli dettata dal panico per il proprio futuro personale”. Il verdetto arriva al termine della prima estate senza incarichi per la royal family del Sannio. Lui, dall’Europarlamento è uscito nel 2014. La moglie, Sandra Lonardo, estromessa il 31 maggio dal consiglio regionale della Campania nonostante il 23% di Forza Italia nel collegio di Benevento. “La percentuale più d’Italia d’Italia – afferma l’ex ministro della Giustizia del governo Prodi – ma per colpa della legge elettorale, il seggio è stato attribuito al candidato presidente, Caldoro. Un napoletano”.
Senza un ruolo preciso e con il ritorno in Forza Italia della nemica Nunzia De Girolamo, Mastella inizia a guardarsi intorno. Si sente a disagio tra i berlusconiani. Prova a costruire nuovi scenari. Riflette ad alta voce sulla necessità di costruire un soggetto moderato che superi le attuale sigle di centro. Sonda gli umori del Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. In questo momento, la sua casa naturale.
Mastella, Ncd però ipotizza di ‘fondersi’ nel Pd in cambio di una ventina di seggi sicuri in Parlamento.
Sarebbe un errore.
Perché?
Sarebbe una scelta presa da vari singoli, dettata dal panico per il proprio futuro personale.
Singoli che però sarebbero rieletti.
Senza un progetto serio di centro, il Pd non riuscirebbe a raggiungere un consenso sufficiente a quel numero di seggi.
L’Italicum potrebbe consentirlo.
L’Italicum è di una incredibile perfidia per i moderati. Restringe gli spazi politici per l’area di centro, ridotta alla marginalità di una presenza al primo turno. Non mi piace poi che alla base ci sia l’idea di creare una sorta di scorciatoia nei rapporti tra esecutivo e parlamento. Ncd e le aree centriste dovrebbero riaprire il tavolo della legge elettorale, altrimenti il centro muore.
Ma con questa legge Renzi è convinto di vincere: con o senza centro.
Renzi rischia, invece.
Perché?
Renzi senza una vera alleanza con il centro perde. Non ha più l’aura iniziale. Fa fatica a incidere nei processi, tutti gli indicatori sono scettici rispetto alle riforme che annuncia. Soffre la guerra all’interno del suo partito.
Ma lei cosa ha in mente?
Una grande casa dei moderati che superi le vecchie sigle di centro, alle prese con frammentazioni e nostalgie prive di suggestioni e di consenso. Non si può tracciare un solco politico nuovo se ci si fa prendere dal panico personale invece di creare un progetto che vada al di là di Ncd, Udc, la mia Udeur, Scelta Civica. Così il rischio è quello di passare le giornate ad essere censiti tra quelli che vogliono passare a destra e quelli che vogliono passare a sinistra. Impantanati in una palude, senza suscitare alcuna passione, senza una stella polare, si disgrega la stessa Ncd.
Ncd che pare avere poche idee ma confuse.
Devono rischiare, avere coraggio, anche pagando un prezzo politico, se necessario. Al Sud la Lega non attecchirà e un progetto di centro può ancora avere un fascino.
Finita la sua esperienza con Forza Italia?
Mai iscritto. Candidato da indipendente. Alleato attraverso il mio partito.
Non era passato in Forza Italia?
Ho sempre subìto il sarcasmo di chi mi accusava di saltare di qua o di là. Io, se passavo, passavo non da solo, ma col mio partito, al termine di percorsi tormentati che stabilivano un’alleanza politica. Le alleanze, poi, non sono eterne. Altrimenti staremmo ancora al pentapartito. Mentre le centinaia di ‘singoli’ che passano da un partito all’altro vengono legittimati ad eroi delle libertà, io che mi alleavo tramite l’Udeur sono sempre stato additato come trasformista. Mah.
Quale potrebbe essere lo sbocco naturale di quest’area centrista? L’alleanza col Pd?
Spetta ad altri deciderlo, non a me. Se Ncd ha fatto finora una scelta di governo, mi pare naturale che alla fine si alleino con Renzi. Se il governo regge fino al 2018, come spiegano poi un eventuale ripiego nel centrodestra?
Beh, si chiamano Nuovo Centrodestra.
Hanno sbagliato il nome, in effetti. E’ un problema linguistico. Lo stesso problema del vecchio centrosinistra di Prodi che inglobava forze che non si riconoscevano in quella sintesi.
Renzi pensa al “Partito della Nazione”: destra e sinistra nel nome non ci sarebbero più.
Una utopia, dove si vorrebbe far convivere l’infinito e l’abisso, tutto e il contrario di tutto. Frutto di una visione americana, dove i partiti sono due, gli altri sono liberi battitori e pure Trump è costretto a scegliere un partito se vuole far valere le sue ragioni fino in fondo.