Dopo essere rimasta in silenzio per mesi, la cancelliera ha annunciato la svolta. L'elemento scatenante sono stati i fatti di Heidenau, in Sassonia, dove gruppi neonazi hanno organizzato cortei in strada contro l’apertura di un centro accoglienza per profughi, per poi scatenare scontri con la polizia, il tutto con la tacita approvazione degli abitanti. Nel Paese nel solo 2015 si sono verificati oltre 200 episodi di violenza con matrice di estrema destra
Ottocentomila persone, tante saranno le persone che per dicembre potrebbero aver varcato i confini della Germania quest’anno. Non a caso, questo è stato il tema sul quale Angela Merkel più si è soffermata nel corso del tradizionale faccia a faccia con i giornalisti, quest’anno spostato a fine agosto per gli impegni di luglio legati alla crisi greca. Domande non facili. Per rispondere Merkel si è presa novantasette minuti. Da più parti la cancelliera è stata accusata in questi ultimi mesi di aver sottovalutato la questione immigrazione. Troppi tentennamenti, troppi silenzi.
A lungo Angela Merkel si è astenuta dall’intervenire su un tema che ormai pare infiammare gli animi. Non solo le divergenze all’interno del suo partito, non solo l’atteggiamento molto più restrittivo della formazione gemella bavarese, la Csu, non solo la concorrenza alla propria destra di Alternativa per la Germania (AfD), che vorrebbe mettere una croce sull’euro e una disciplina più severa sull’immigrazione. Angela Merkel deve vedersela anche con i movimenti di cittadini che scendono in piazza per difendere l’Europa da presunti rischi di islamizzazione e per far sì che la Germania pensi “prima di tutto” ai tedeschi. Dall’inizio di quest’anno – solo per citare un numero – si sono registrati sul territorio nazionale oltre 200 episodi di violenza con matrice di estrema destra, soprattutto nei Länder dell’est e del sud: aggressioni, attentati incendiari, fiamme appiccate ai centri che accolgono gli stranieri in attesa di asilo. La cancelliera si è fatta attendere troppo, si dice, indecisa sul a farsi rispetto a un tema che muove consensi e che, elettoralmente, può pesare molto.
Finora aveva delegato la faccenda al ministro degli interni Thomas de Maizière che, a sua volta, aveva confidato in una gestione controllata: qualche strumento in più all’ufficio federale per l’immigrazione, decreti di espulsione più veloci e campagne di dissuasione dal partire alla volta della Germania, condotte nei paesi balcanici. A questo si è limitata la stessa Merkel nelle poche occasioni pubbliche nelle quali, in passato, si era espressa sull’argomento: condanne degli episodi di razzismo, ma aperture sul fronte giuridico poche o niente. Solo negli ultimi giorni la cancelliera ha realizzato che il tema non può essere affrontato in modalità ordinaria.
L’elemento scatenante sono stati i fatti di Heidenau, cittadina nella Sassonia, poco distante da Dresda, dove gruppi neonazisti hanno organizzato cortei in strada contro l’apertura di un centro accoglienza per profughi, per poi scatenare scontri con la polizia e, quel che più è grave, con la tacita approvazione degli abitanti. Proprio in questa cittadina la cancelliera ha toccato con mano la virulenza dei sentimenti xenofobici, qui è stata accolta al grido di «traditrice del popolo tedesco». Ora, finalmente è arrivata la risposta. «Prendete le distanze da quelle persone che nel cuore hanno l’odio», ha detto Angela Merkel nella conferenza, rivolgendosi in particolare a quanti hanno partecipato alle manifestazioni contro i migranti. «Non ci sarà nessuna tolleranza verso coloro che mettono in discussione la dignità di altri esseri umani».
La Germania è spaccata. Ogni notte bruciano centri di soggiorno temporaneo per migranti, anche se la stampa, Spiegel in testa, assicurano che la maggioranza è per l’accoglienza e che i tedeschi rimangano convinti che gli immigrati siano un elemento di forza per la Germania. «Alla lunga però – ammette il ministro de Mazière – 800 mila sono troppi». Anche per un paese ricco. Anche per la Germania. Il governo si impegnerà a varare un pacchetto di misure entro il 24 settembre, tra cui regole per accelerare le pratiche per l’asilo e lo snellimento delle normative per istituire centri di prima accoglienza. «La precisione tedesca è magnifica, ma ora bisogna mettere in campo la flessibilità tedesca».
L’obiettivo è l’integrazione in tempi record per quei migranti cui venga riconosciuto il diritto d’asilo. «Quelli che hanno bisogno di protezione devono essere integrati più velocemente nel nostro sistema di vita. A quelli che invece non hanno il diritto di rimanere più a lungo deve essere detto che devono andare via». Il riferimento è ai migranti provenienti dai Balcani. Ma Angela Merkel sa che i tedeschi non possono farcela da soli. L’Europa intera deve assumersi le proprie responsabilità e dotarsi di una politica sull’immigrazione. Tutti dovranno condividere equamente i costi. Troppi morti, troppe vittime ci sono state. Nel Mediterraneo, da tempo.
L’ultimo caso in Austria, dove 71 persone di nazionalità straniera, per ora ancora senza identità, sono morte in un camion. «Occorre una politica comune, così non funziona». E’ un sistema iniquo che pesa soprattutto su Italia e Grecia. «Non è giusto che soltanto tre, quattro paesi debbano accogliere tutti i profughi». La cancelliera lo sa. Su questo tema c’è poco da guadagnare e molto da rischiare. Per non scontentare l’opinione pubblica Angela Merkel prometterà più severità nel concedere l’asilo e nei decreti di espulsioni. Ma sa anche che si esporrà alla critica di voler cavalcare il sentimento anti-immigrazione di parte dei tedeschi.